Le date storiche a Messina si stanno accumulando e, a volte, sovrapponendo, anche se non sempre sono da scolpire nella pietra con moti di entusiasmo. Da lunedì 11 agosto, all’ospedale Papardo è vietato partorire. Le donne (pazienti e non del presidio situato a nord della città) che hanno bisogno di essere assistite nel periodo estivo per la gestazione dovranno dirottarsi esclusivamente all’Ospedale Piemonte. Una qualunque mamma che vive, per esempio, a Torre Faro, Ganzirri o Castanea e a cui si romperanno le acque dovrà attraversare il territorio urbano, accompagnata dalle temperature tipicamente elevate. Tutto questo però avverrà in funzione di un’altra importante emergenza: garantire le condizioni di sicurezza del parto sia alla gestante che al nascituro e il piano ferie al personale specialistico e paramedico.
Il tanto paventato accorpamento delle Unità di Ginecologia e Ostetricia dei due plessi si concretizzerà nel modo che più si confà ad un’Azienda Ospedaliera Riunita ovvero con il trasferimento delle strutture nel luogo più protetto nella sfera neonatale (il Piemonte) per la vita degli utenti, anche di quelli che devono venire ancora al mondo. A deliberarlo, già ieri sera, il manager Michele Vullo, insieme ai direttori sanitario e amministrativo, Paolina Reitano e Domenico Moncada. A giudicare dalla fretta con cui è stato reso esecutivo il provvedimento, addirittura due giorni prima del previsto come annunciato in Consiglio comunale, sussiste l’emergenza di effettuare gli interventi in un regime di massimo controllo clinico che non si può reclamare a medici ed infermieri, impossibilitati dal prendersi le ferie.
“Ho già inviato ieri sera il documento – puntualizza il direttore generale – al Sindaco Renato Accorinti come massima Autorità Sanitaria, al Prefetto Stefano Trotta, all’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino e al presidente della VI Commissione Salute all’Ars, Pippo Digiacomo. Sono stati allertati la direzione di presidio del Papardo con a capo l’ex direttrice sanitaria, Francesca Parrinello, il primario facente funzione di Ginecologia e Ostetricia del Piemonte, Cosimo Raffone e la Coordinatrice regionale delle Ostetriche, Maria Santo, in servizio al Papardo. Questi ultimi si dovranno occupare tecnicamente del trasloco di organico, eventuali apparecchiature e pazienti. La situazione dovrà perdurare fino a quando si manifesterà l’eventuale emergenza. Si tratta solo di fare confluire un reparto in un altro con le stesse competenze al Piemonte. Da lunedì e per i prossimi mesi, si partorirà al nosocomio di Viale Europa. Io continuerò a fare il mio dovere e andrò contro il favore politico, sindacale e popolare (se sarà necessario) per il bene stesso della collettività”.
Se fosse così agevole trasferirsi da un punto all’altro della città, a distanza di circa 14 chilometri con solo due strade accessibili (Panoramica dello Stretto e Litoranea) costantemente intasate, sarebbe semplice la tesi dello spostamento dei reparti. Purtroppo, bisogna prendere atto che Messina non è un comune normale sotto il profilo viabilità e che un quarto d’ora/mezz’ora in macchina in più, con un’emergenza in corso, fa la differenza tra la vita e la morte. In ogni modo, si sottolinea che il Papardo, nonostante le sue 58 specialistiche (in parte strappate al Piemonte), è sprovvisto dell’Utin ovvero Unità di Terapia Intensiva Neonatale, un servizio che salva la vita al bimbo appena partorito, in caso di complicanze.
Precisiamo anche che il Ministero della Salute ha di fatto stroncato la rimodulazione della Rete Ospedaliera Siciliana parlando di “non coerenza” con i parametri nazionali.
“Sono state redatte ben due relazioni da esperti del settore (il dottor Raffone e la dottoressa Parrinello) -ribadisce Vullo – che denunciano il rischio per la mamma ed il bambino sia all’Ospedale Papardo che Piemonte. Io ho allegato questi pareri tecnici alla nostra delibera di accorpamento, insieme anche alla sintesi del verbale ministeriale che riguarda la mancata approvazione della Rete Ospedaliera Siciliana. Siamo stati tempestivi ed onesti fino in fondo cercando di operare al meglio delle nostre possibilità e dei nostri spazi. Se da una parte i sindacati si lamentano che i loro iscritti, dipendenti di entrambi gli ospedali, non possono riposarsi e affrontare i loro turni di lavoro con la giusta concentrazione, dall’altra devono acconsentire all’unificazione delle due Ginecologie per un periodo circoscritto, anche se ancora la scadenza non è stata stabilita”.
Parecchi addetti ai lavori ma anche molti cittadini considerano questa nuova disposizione una prova generale di smantellamento per il Servizio di emergenza-urgenza dell’Ospedale Piemonte. Trasferendo Ginecologia, si tratterebbe di completare l’opera in un secondo momento con i reparti del Percorso Nascita, indicato dall’accordo Stato-Regioni.
Certo, sarebbe una notizia storica che si aggrega alle altre. Prima, il blocco dei poteri forti in campo navigazione con lo stop diurno al traghetto Cartour. Poi, la chiusura del Porto di Tremestieri in previsione del potenziamento con la seconda nuova invasatura. Lo stesso giorno, si votava per la limitazione al quadrato di Piazza Cairoli e un breve tratto del viale San Martino. Ancora, il lascia passare del Tar Di Catania per l’attività del gruppo Franza sul Molo Norimberga, almeno fino al 24 settembre, in caso di contrordine sull’attuale sospensiva. (@MARCELLA RUGGERI)