VIADOTTO RITIRO, FUMATA NERA A INCONTRO SU APPALTO BRETELLA. AGGIORNAMENTO AL 18 LUGLIO

Il rischio crollo aleggia, anche se non è stato mai dichiarato apertamente. O meglio lo rivela una dettagliata relazione universitaria stilata da esperti docenti della Facoltà di Ingegneria peloritana quali D’Andrea, Recupero e Rinciari. Il viadotto Ritiro continua a deteriorarsi davanti agli occhi increduli degli abitanti che ne usufruiscono e che, magari, popolano l’agglomerato urbano sottostante. L’incontro dei principali responsabili della sicurezza urbanistica e stradale della città non è bastato, questa mattina nella sede della Protezione Civile, ad accelerare la tempistica di rifacimento. L’unione d’intenti degli attori in gioco (Comune Protezione Civile, Genio Civile, Cas e Anas) prevede di costruire una bretella che possa collegare lo svincolo al terrapieno esistente per consentire l’avvio degli interventi sul viadotto Ritiro. Ma ancora nessuna notizia dei preventivati 3-4 milioni di euro che dovrebbero coprire il costo dell’opera. A partecipare a questa riunione interlocutoria sono stati l’assessore ai lavori pubblici, Sergio De Cola, il dirigente della Protezione Civile, Bruno Manfrè, l’Ingegnere Capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca, l’architetto del Cas, Letterio Frisone, il direttore dei Lavori degli svincoli per l’Anas, Cristiano Fogliano. Stabilito che Palazzo Zanca non possiede la disponibilità economica per affrontare questa spesa, sembra ci siano delle fasi da rispettare per concretizzare il cronoprogramma e per ottenere i finanziamenti dall’eventuale sostenitore ovvero la Protezione Civile. Per incanalarsi nella burocrazia  delle opere pubbliche, dunque, si dovranno attivare le procedure dei progetti cantierabili. Così i vertici, oltre ad esprimere la condivisione dell’emergenza, si sono riproposti di dare la valutazione sull’appalto venerdì 18 luglio, nella stessa location di oggi. Si dovrà definire se accedere a stanziamenti europei o proseguire con la solita trafila entro giugno 2015.

Da notare: la perizia, riguardante l’ammaloramento del viadotto che il presidente del Cas, Faraci avrebbe dovuto ordinare il giorno dopo il summit organizzato dai Dr al Comune (giovedì scorso), non è mai stata né affidata ad alcuna ditta né tantomeno effettuata.

L’adeguamento dell’infrastruttura non è solo un cruccio ma una denuncia costante che risuona, da tempo, da parte del dirigente Sciacca che, fino a qualche ora fa, ci ha spiegato come poter reperire con procedura d’urgenza i finanziamenti necessari.

“Quando accade qualcosa di grave, si corre ai ripari trovando i fondi anche in capitoli improbabili – dice l’Ingegnere Capo -. Ricordo per esempio la vicenda del residence sul viale Boccetta per cui fu indispensabile ampliare il sottopasso vicino allo svincolo e mettere in sicurezza la strada per questioni giudiziarie. In quell’occasione, nessuno si è potuto permettere di tentennare. C’è da preoccuparsi per il viadotto Ritiro perché si trova al di sopra di un centro abitato, oltre ad essere sollecitato da pesanti carichi. Si tratta di avvalorare una diagnosi dello stato di salute del viadotto, diagnosi realizzata tra l’altro due anni fa. Un riferimento temporale che acuisce il pericolo, dal momento che non è mai stato eseguito alcun intervento tampone. In questo caso, abbiamo degli studi che affermano l’esigenza di rinforzare quel collegamento vario. Ci sono eccezioni, come quella avvenuta nell’agrigentino, in cui un pezzo di viadotto è caduto in aperta campagna, pur non avendo mai riportato segni di cedimento. La fortuna è stata quella di non aver provocato incidenti o vittime proprio perché il viadotto dell’altro comune siciliano non è sopraelevato su quartieri o zone con alto grado di insediamento. Io al posto di Faraci avrei incaricato, il giorno seguente al nostro incontro, i tecnici dell’Università per periziare il viadotto Ritiro, già esaminato.(@MARCELLA RUGGERI)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it