“LA DONNA PERFETTA” DI TRIPODO AI MAGAZZINI DEL SALE

 

In scena sabato 10 e domenica 11 marzo alle ore 21:00 ai Magazzini Del Sale di Via del Santo la pièce “La donna perfetta”, per la regia di Vincenzo Tripodo, interpretata da Mariella Lo Sardo, con le musiche di Ralph Towner.

 

“La donna perfetta” è una produzione di Gigi Spedale per l’Associazione Culturale Querelle. Scenografie di Cristina Ipsaro Passione, costumi di Maison Studio by Liliana Pispisa, luci di Gigi Spedale.Aiuto regia Cecilia Foti.

Nella giornata della Festa della Donna, la riflessione porta alla violenza, non soltanto fisica ma anche psicologica, che permea a volte la vita di coppia e anche successivamente, quando il legame è finito ma resta l’assoggettamento all’altro. Ed è proprio la fase del “dopo” che si narra in “La donna perfetta”, quando lei viene lasciata per un’altra più giovane e il suo ex sposa il nuovo amore, andando in viaggio di nozze nelle stesse località e negli stessi alberghi in cui era stato con la precedente compagna.

In questo nuovo lavoro Vincenzo Tripodo si ispira a “La Voce Umana” di Jean Cocteau, in cui la protagonista è una donna aggrappata al telefono, in una lunga conversazione con un uomo che l’ha lasciata. Un testo scritto nel lontano 1930, quando le donne emancipate erano additate come pessimi modelli da una società tutta al maschile.

“Il testo di Cocteau, magnificamente portato in scena da attrici come Anna Magnani e Ingrid Bergman, si presenta come un drammone accorato e disperato – spiega Tripodo–. Una donna a rota, in crisi d’astinenza, che, pur sapendo che si farà del male, non riesce a liberarsi dalla dipendenza”.

La donna proposta da Tripodo non è molto distante da quella figura immaginata da Cocteau nei primi anni del Novecento, anche se qui, nella ricostruzione della complessa psicologia, si sortisce l’effetto opposto, conferendo alla pièce un carattere di comicità. C’è una comicità che nasce dall’aspetto patetico di questa donna vittima di un uomo che sapeva sin dall’inizio che l’avrebbe lasciataaggiunge il regista”.

“Noi abbiamo scelto di investigare le sinapsi di una “Bimbo”, ossia quel tipo di donna che non arriva mai a completa maturazione. Per intenderci, quelle che ancora prediligono il rosa, collezionano bambole, parlano con le vocine e si “fanno” di botulino. Donne bambine in cerca di un padre, più che di un compagno”.

Sulla scelta dei Magazzini del Sale, Vincenzo Tripodo precisa che“è uno spazio off, che ben si adatta ad uno spettacolo di questo genere ed è bene sperimentare spazi diversi. A Messina c’è bisogno di spazi per le arti performative: c’è un movimento trasversale che manifesta questa esigenza. A tal proposito alcuni mesi fa abbiamo presentato un progetto per riaprire il Teatro in Fiera”.

Riguardo alla scelta di Mariella Lo Sardo, Tripodo riferisce: “Avevo sempre desiderato poter lavorare un giorno con Mariella Lo Sardo. Ne sono rimasto folgorato vedendola in “Zingari” di Viviani con la regia di Servillo e da allora, come uno dei tanti progetti nel cassetto, questo desiderio ha atteso la giusta congiunzione astrale per essere realizzato. Credo sia, come per un violinista, poter suonare uno Stradivari. Non è un violino qualunque, e te ne accorgi sin dalla prima nota che emette in pizzicato. Mariella è un esempio per i nuovi attori che non vedono l’ora di salire sul palcoscenico: lei è instancabile nel provare, nel ricercare e ti sommerge di domande”.

“Questa donna è perfetta secondo l’ideale dell’uomo – dice Mariella Lo Sardo-. Ma non ci piaceva la donna-scendiletto. Lei è capace di mentire durante la telefonata e cerca di far cadere in fallo il suo interlocutore con tranelli che sono altrettante menzogne.Vi è uno sfasamento tra ciò che lei dice e il suo atteggiamento, creando una sorta di commedia, sfociando comunque sempre verso il drammatico”.

Sulla scena la protagonista è sola, ma in realtà costantemente accompagnata da terze figure: c’è Dio, con cui scambia battute; la bambola cui la sua stessa coscienza dà voce, come una ventriloqua; c’è l’uomo che sta all’altro capo del telefono, di cui il pubblico non sente la voce, ma percepisce quanto dice attraverso le reazioni dell’attrice.

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