L’Unione nazionale dei segretari comunali e provinciali insorge contro il Governo di Matteo Renzi. Sotto accusa la riforma che prevede che a ricoprire l’incarico di segretario nei grossi enti non siano i vincitori di concorso ma i soliti “segnalati” dalla politica. Un’anomalia che interesserebbe dal 10 al 30% dei Comuni e degli enti intermedi.
A prendere parte a una manifestazione di protesta, giovedì 10 luglio, alle 9,30, in piazza Montecitorio a Roma, sarà Antonio Le Donne (nella foto), vicesegretario nazionale vicario dell’Unione e direttore generale del Comune di Messina. A ospitare la manifestazione, contemporaneamente, pure l’adiacente sala del Garante, dove parlamentari ed esponenti delle istituzioni e del mondo della cultura presenteranno i propri interventi.
Obiettivo dell’iniziativa è manifestare contro le misure che il Governo ha annunciato di voler prendere in materia di riforma della dirigenza apicale, nel ddl delega “Repubblica Semplice”, che a distanza di quasi un mese dalla seduta di Consiglio dei ministri del 13 giugno scorso non è ancora stato pubblicato ma che tutti conoscono. Riformando i segretari, si istituisce un ruolo dirigenziale specifico per la funzione di direzione apicale degli enti locali, prevedendo che tale figura coniughi assieme legalità ed efficienza. Inoltre, si stabilisce che tutti gli enti debbano attingere dal nuovo ruolo dei dirigenti apicali tranne, paradossalmente, quelli di maggiore dimensione.
I segretari contestano che, nella proposta del Governo, “a maggiore complessità e rilevanza di enti e funzioni corrisponde assurdamente una minore necessità di qualificazione specifica, privilegiandosi evidentemente una dirigenza di nomina politica”. Contestano anche “la prospettiva che nel nuovo ruolo dei dirigenti apicali assieme ai segretari entrino direttori generali che, al di là delle personali maggiori o minori competenze (non è questo il punto) diventerebbero per legge e senza concorso dirigenti a tempo indeterminato, mentre non hanno certezze le centinaia di giovani che il concorso l’hanno vinto, ma a cui ancora non si assicura che diventeranno segretari”.
“Ha senso, questo – chiede l’Unione nazionale dei segretari comunali e provinciali – o è solo la politica meno nobile che vuole avere le mani libere sulla nomina del dirigente più importante? La riforma non chiede ai dirigenti pubblici per dare ai cittadini piuttosto chiede ai dirigenti pubblici per dare ai dirigenti di nomina politica, ai quali viene ampliata la possibilità di entrare nella pubblica amministrazione senza alcun tipo di concorso, visto che il medesimo decreto legge, che elimina i diritti di segreteria ai segretari, aumenta contestualmente i dirigenti reclutabili senza concorso, dal 10 per cento medio al 30 per cento del totale. Viene concessa – si conclude – la possibilità di diventare dirigente apicale senza far parte dello specifico nuovo ruolo, e proprio negli enti più grandi”.