In Sicilia, ogni anno, i casi accertati di meningite sono tra i 12 e i 15. Il termine “accertati” è d’obbligo poiché, come confermano gli addetti ai lavori, si tratta di dati statistici sottostimati. In ogni caso, per affrontare e debellare una patologia che spesso arriva silenziosamente, rivelandosi mortale, soprattutto nei bambini entro il primo anno d’età, potrebbe a breve essere inserita nei protocolli sanitari dell’isola una vaccinazione gratuita. Come in Puglia e Basilicata, autentiche pioniere nella lotta a questa malattia.
L’assessorato alle Politiche della Salute della Regione Puglia ha annunciato che introdurrà nel calendario vaccinale l’offerta attiva e gratuita per tutti i neonati della vaccinazione anti-meningococco B.
L’offerta avverrà secondo le modalità indicate dal Board nazionale del Calendario per la Vita (Siti, Fimp, Sip, Fimmg), che ha condiviso un documento nel quale viene supportato l’inserimento del vaccino anti-meningococco B tra quelli offerti attivamente e gratuitamente a tutti i lattanti con 3 dosi nel primo anno di vita e una al compimento del dodicesimo mese del bambino.
«Di fronte a una novità di grande impatto per la salute dei cittadini come il nuovo vaccino per la meningite B non si poteva rimanere fermi – dichiara Michele Conversano, presidente nazionale della Siti (Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica) – la Puglia, con la Basilicata, sarà la prima Regione ad offrire le vaccinazioni dei 5 sierogruppi responsabili di tutte le meningiti e sepsi meningococciche circolanti».
La Sicilia potrebbe presto seguire l’esempio: «Questa è una notizia sicuramente molto positiva – commenta Carmela Lo Giudice, pediatra di famiglia, responsabile per la Regione Sicilia del centro studi e ricerche Fimp, Federazione Italiana Medici Pediatri – la Regione Puglia ci ha “preceduti”, ma speriamo che anche i nostri bambini possano avere questa vaccinazione al più presto. Il Tavolo tecnico Vaccini della Regione Sicilia ha già dato un parere favorevole sulla base dei dati di sicurezza ed efficacia affinché questo vaccino venga introdotto prima possibile».
Secondo i dati di sorveglianza delle malattie batteriche invasive rilevati dal Sistema Informativo delle Malattie Infettive (Simi) in Italia nel 2012 si sono verificati 132 casi di infezioni da meningococco. Si tratta però, come dimostrano studi recenti, di dati sottostimati a causa dell’utilizzo prevalente, nel Paese, per l’accertamento della diagnosi, del metodo di coltura cellulare, risultato fino a un terzo meno sensibile del metodo Pcr (Polymerase Chain Reaction) utilizzato in altri Paesi europei. L’epidemiologia dei diversi sierogruppi di meningococco varia a seconda dell’area geografica: in Italia, la causa principale è rappresentata dal sierogruppo B ( oltre 6 casi su 10).
«In Sicilia, i casi sono circa 12-15 l’anno, ma sicuramente c’è un’importante sottostima del dato», spiega Carmela Lo Giudice. «Questo dipende dalle modalità seguite all’interno delle nostre Aziende sanitarie per la rilevazione e la tipizzazione, che si avvalgono ancora dell’emocoltura e del liquor e che non sono quindi sufficientemente sensibili».
L’infezione da meningococco è particolarmente pericolosa in quanto attacca le persone sane senza alcun segnale di preavviso e può portare al decesso entro 24-48 ore. Su dieci persone che contraggono l’infezione, circa una è destinata a morire anche se sottoposta a cure adeguate e su cinque persone che sopravvivono, una rischia di riportare devastanti disabilità permanenti. Segni e sintomi sono spesso aspecifici, rendendo difficile la corretta diagnosi negli stadi iniziali dell’infezione e limitando la possibilità di evitare le conseguenze più gravi. La conseguenza più grave, soprattutto tra i bambini colpiti entro il primo anno di vita, è la morte improvvisa, mentre l’11-19% dei pazienti che sopravvivono può andare incontro a gravi complicanze e invalidità permanenti come amputazione degli arti, sordità, ritardo mentale, paralisi e ictus.
L’unico strumento per difendersi è la profilassi vaccinale: in molti casi la progressione è così rapida che nessuna terapia antibiotica, nessun supporto rianimatorio possono fermare l’infezione. Inoltre, la profilassi vaccinale non si limita a proteggere i singoli, ma costituisce un esempio di protezione di “comunità”: con la vaccinazione di un grande numero di bambini si forma una sorta di barriera, che ostacola la circolazione del microrganismo infettante e protegge anche i bambini non vaccinati. Adeguate strategie vaccinali non solo possono consentire, oggi, il controllo delle malattie infettive, ma, se adeguatamente condotte, possono portare all’eradicazione della malattia.
«Siamo certi che con l’arrivo del nuovo vaccino contro il meningococco B sarà possibile raggiungere il grande obiettivo “zero casi” di meningite – commenta Amelia Vitiello, presidente del Comitato Nazionale contro la Meningite – è fondamentale, però, che le istituzioni si impegnino per rendere il vaccino disponibile a tutti: ci auspichiamo perciò che le altre Regioni seguano quanto prima l’esempio virtuoso della Puglia».