La Sicilia è stata l’ottava regione italiana che nel marzo scorso ha approvato l’utilizzo della cannabis terapeutica per tutti i pazienti affetti da diverse patologie, come ad esempio i malati di sclerosi multipla. A differenza di altre regioni, tuttavia, il Servizio Sanitario siciliano non ha ancora provveduto a stanziare fondi destinati l’acquisto di farmaci cannabinoidi e i malati, anche se autorizzati da apposita prescrizione medica di uno specialista, sono costretti a pagare fino a 43 Euro per un grammo di marijuana medica.
Questo e altri temi sulla questione sono stati discussi alla prima conferenza cittadina sulla cannabis terapeutica, tenutasi presso la ex chiesa di Santa Maria Alemanna lo scorso 19 maggio. All’incontro sono stati illustrati gli impieghi curativi e farmaceutici della sostanza, ma anche le difficoltà che persistono per i pazienti nel reperire i medicinali cannabinoidi, a causa di un iter burocratico piuttosto complesso.
Per dare voce alle associazioni no-profit e a tutti i pazienti italiani che oggi non riescono ad accedere alla cannabis terapeutica, il senatore Luigi Manconi ha presentato nei giorni scorsi alla Camera un disegno di legge per facilitare l’impiego della cannabis medica e garantire il diritto alla cura, partendo dalla coltivazione fino alla distribuzione dei farmaci cannabinoidi a carico del SSN.
Innanzitutto, secondo la proposta di legge, è necessario semplificare le modalità di prescrizione. I medici e gli operatori sanitari devono essere informati e incoraggiati a prescrivere un dosaggio di cannabinoidi necessario per una cura di durata fino a sei mesi con un’unica ricetta. Attualmente i pazienti possono richiedere il farmaco per un dosaggio non superiore alle necessità di tre mesi di terapia.
Un altro importante punto proposto nel ddl è relativo al diritto di coltivazione: Manconi propone che enti, persone giuridiche private, istituti universitari e laboratori pubblici siano autorizzati dal Ministero della Sanità a coltivare per scopi scientifici, sperimentali, didattici e terapeutici le differenti varietà di cannabis per finalità farmacologiche. Ma non solo: ai cittadini deve essere concessa la possibilità di autocoltivare un numero di piante di cannabis non superiore a quello indicato nell’autorizzazione in relazione a proprie patologie o di un prossimo congiunto o persona con la quale conviva. Inoltre, è necessario stabilire un ente specifico che possa produrre i farmaci (attualmente importati dall’Olanda) destinati ai pazienti italiani e il disegno di legge individua nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze la sede ideale per la produzione di cannabinoidi.
E’ fondamentale poi una legge nazionale che uniformi l’attuale disomogeneità delle regioni: le cure a base di marijuana terapeutica devono essere completamente a carico dei relativi Servizi Sanitari Ragionali, che dovranno occuparsi dell’acquisto dei farmaci e della loro distribuzione in ambito ospedaliero e domiciliare.
Infine, sul modello umbro già esistente, il Ministero della Salute dovrà incaricare una commissione di esperti che avranno il compito di redigere una relazione sullo stato delle conoscenze medico-scientifiche relative ai cannabinoidi. Attraverso canali accessibili – come internet o un servizio telefonico dedicato – dovranno inoltre essere fornite a specialisti e pazienti tutte le informazioni relative alla cannabis terapeutica, dai risultati degli studi condotti dalla ricerca scientifica alla sicurezza dell’efficacia dei trattamenti.
Il disegno di legge presentato da Manconi è la proposta che molti pazienti italiani aspettavano. Ora non resta che attendere in che modo esso verrà accolto dal Governo. Nel frattempo il Ministro Beatrice Lorenzin ha mostrato segnali di apertura verso la questione, ma, come ha chiaramente sottolineato, è importante fare una distinzione netta tra l’uso terapeutico della cannabis e quello ricreativo, in riferimento soprattutto alla legalizzazione a cui la Lorenzin è notoriamente contraria.