In carcere dallo scorso 11 maggio, Chiara Rizzo Matacena attende l’esito della richiesta di scarcerazione avanzata dai suoi legali Bonaventura Candido e Carlo Biondi. L’udienza è stata fissata il prossimo 11 giugno prossimo davanti ai giudici del Tribunale del Riesame per discutere dell’istanza di scarcerazione o in subordine di attenuazione della misura cautelare.
La donna, moglie dell’armatore reggino latitante a Dubai Amedeo Matacena (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa), è stata arrestata nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria che, come lei, ha portato in carcere anche l’ex ministro Claudio Scajola. Entrambi sono accusati di aver tentato di favorire la fuga in Libano di Matacena.
Dopo aver trascorso una prima detenzione nel carcere di Marsiglia, successivamente, a seguito di estradizione, Chiara Rizzo è stata trasferita al carcere di Reggio Calabria.
Intanto l’ex ministro Scajola fa le prime ammissioni, ai giudici che lo hanno interrogato nel carcere di Regina Coeli. “È vero, mi adoperai per Amedeo Matacena per fargli avere l’asilo politico a Beirut. L’ho fatto perché era un amico e un parlamentare di Forza Italia. Con lui mi comportavo come fossi il suo avvocato” – pubblica Oggi.it, rivelando pure, riguardo a Chiara Rizzo, moglie di Matacena che Scajola ammette: “Aiutai anche lei facendola lavorare per il tesoriere del Pdl Ignazio Abrignani“. Un aiuto confermato dagli stessi legali della donna, Carlo Biondi e Candido Bonaventura, che hanno depositato il contratto di lavoro.
Mentre lei è rinchiusa nel carcere di Reggio Calabria, lui continua la sua latitanza e le scrive: “Non ho nessuna intenzione di tornare in Italia – si legge nella lettera riportata dal Corriere della Sera – e Resto a Dubai”.