Provano a riportare la tematica animalista al centro dell’agenda politica, attraverso una petizione indirizzata al sindaco Renato Accorinti e sottoscritta da oltre 700 firmatari.
Gli animalisti della città dello Stretto si mobilitano e, stanchi di promesse, impegni non mantenuti e della proverbiale endemica inottemperanza delle istituzioni preposte alla cura ed alla tutela degli animali che vivono in libertà sul territorio, hanno depositato venerdì scorso, nella cancelleria del Comune di Messina, un documento attraverso il quale intendono spingere l’amministrazione ad adottare una reale ed incisiva politica a sostegno dei senza padrone.
Il testo della petizione, indetta ai sensi dell’articolo 25 dello statuto comunale, evidenzia in particolar modo le responsabilità del primo cittadino al quale la vigente normativa, in qualità di massima autorità sanitaria locale (legge 833/1978 e decreto legislativo 112/1998) e di pubblica sicurezza (Testo unico pubblica sicurezza 733/1931), attribuisce la responsabilità di intervenire allo scopo di assicurare e garantire il benessere degli animali che vivono sul territorio, secondo quanto stabilito dal Decreto Presidente Repubblica 31 marzo 1979.
L’obiettivo del comitato promotore e dei 747 firmatari è quello di accendere i riflettori sulla condizione di emergenza da codice rosso nella quale i volontari, comuni cittadini armati solo di un incondizionato amore nei confronti degli animali, sono costretti ad operare ogni giorno in completa solitudine, sostituendosi, loro malgrado, ad enti ed istituzioni competenti.
Condizione di emergenza che da diversi mesi ha conosciuto reiterati episodi di crudeltà ed efferatezza: in crescita esponenziale i casi di maltrattamento che, in taluni casi, provocando la morte dell’animale, sconfinano nel penale.
Fatti alla luce dei quali l’anima animalista, maturata e consolidata anche in riva allo Stretto, presa coscienza della propria forza, ha deciso di dire basta, questa volta, nero su bianco.
“Siamo a un punto di non ritorno psicologico, morale, logistico ed economico – spiega una delle volontarie – ogni giorno, a qualsiasi ora anche della notte, dobbiamo far fronte ad infinite emergenze, sostituendoci a un vuoto istituzionale che continua a scaricare su di noi responsabilità che non ci appartengono. Raggiungiamo persino il paradosso estremo quando quelle stesse istituzioni deputate a intervenire scaricano con disinvoltura sui volontari la gestione dell’emergenza randagismo”.
Stremati di fronte ad una situazione lasciata per anni ingovernata dall’inerzia della politica e della quale nessuno sembra volersi assumere il peso, gli animalisti alzano la voce e chiedono all’amministrazione Accorinti un’assunzione di responsabilità piena e completa: “L’ordinanza a tutela delle colonie feline, emessa alcuni mesi fa su suggerimento di una delle associazioni di volontari che operano sul territorio, così come è stata concepita non è sufficiente – spiega uno dei promotori della raccolta firme- i suoi contenuti non sono stati pubblicizzati come promesso dall’amministrazione né attraverso una campagna informativa né attraverso la presenza di apposita cartellonistica su strada. Inoltre – prosegue uno dei membri del comitato animalista – l’ordinanza per trovare corretta applicazione avrebbe dovuto comprendere corsi di aggiornamento per il corpo dei Vigili Urbani ai quali, secondo quanto previsto dal regolamento di Polizia veterinaria 320/1954, viene attribuito il compito di intervenire in caso di abbandono, maltrattamento o sinistro nel quale si trovi ad coinvolto un animale”.
L’ordinanza dunque si è trasformata in un provvedimento improduttivo, che ha lasciato l’amaro in bocca nei tantissimi animalisti che ci avevano creduto: “Avevamo sperato che questa ordinanza potesse segnare l’inizio di una svolta, di un cambio di rotta radicale, di un’attenzione che andasse al di là delle buone intenzioni che da sole, sebbene se lodevoli –spiegano i membri del comitato animalista – non sono sufficienti a far fronte ad un’emergenza che ogni giorno registra nuove violenze. Siamo semplici cittadini – sottolineano – eppure su di noi si continuano a scaricare costi, cure mediche, degenza ed interventi di recupero di animali feriti o abbandonati, mentre le vigili urbani ed Asp forniscono a chiunque solleciti un loro intervento i recapiti telefonici dei volontari ribadendo, falsamente, come non sia loro compito intervenire”.
Un dialogo, iniziato con l’amministrazione lo scorso autunno, fatto di proposte, progetti e programmi a costo zero ribaditi nel testo della petizione depositata lo scorso 30 maggio che gli animalisti hanno deciso proseguire su un piano più formale, aggrappandosi allo strumento statutario per potere finalmente pesare di più.
Tra le proposte che il comitato rilancia con il sostegno di oltre 700 sottoscrittori, l’istituzione della figura del cane di quartiere, il riconoscimento comunale e l’inserimento in un apposito registro delle “gattare”, l’applicazione della normativa che a partire dal 27 dicembre 2012 ha introdotto l’obbligo di prestare soccorso agli animali vittima di sinistri stradali con annessa unità di soccorso, l’avvio di una seria e continua campagna di sterilizzazione da parte dell’Asp allo scopo di porre un freno al dilagante fenomeno del randagismo, la concessione di un locale destinato alla degenza e di una struttura che, in relazione all’imminente ordinanza di sgombero del rifugio di via don Blasco firmata dal sindaco Accorinti lo scorso gennaio, possa accogliere i senza padrone più sfortunati.