Il Parco Commerciale di Barcellona Pg non si farà più. Una vittoria inequivocabile per le associazioni antimafia e la società civile quella segnata dal Tar di Catania che il 25 aprile scorso ha definitivamente annullato la delibera del consiglio comunale n.59 del 16 Novembre del 2009, con la quale il Comune di Barcellona P.G. approvava il “Piano regolatore particolareggiato della zona territoriale omogenea d.2.3. – Parco commerciale” presentato dall’immobiliare “Di.be.ca. sas”, la società riconducibile all’avv. Rosario Pio Cattafi, condannato per mafia in primo grado a 12 anni di reclusione a conclusione del processo abbreviato scaturito dall’operazione “Gotha 3” e adesso rinchiuso in carcere in regime di “41 bis”.
Con la delibera, la Società Immobiliare riconducibile alla famiglia Cattafi avrebbe avuto l’accesso alla compravendita dei lotti del Parco di Contrada Siena, considerato il sito commerciale più grande della Sicilia ma, secondo quanto affermano i giudici nel provvedimento, “l’annullamento è conseguenza dell’inerzia dell’apparato burocratico comunale che, come scritto nella sentenza di merito, non ha rispettato la descritta procedura, per cui i ricorsi vanno accolti, con conseguente annullamento dei provvedimenti impugnati, fatti salvi gli ulteriori provvedimenti dell’Amministrazione”.
Soddisfatto il sindaco Maria Teresa Collica: “Finalmente si fa chiarezza in maniera inequivocabile sull’illegittimità della delibera con cui fu approvato il piano particolareggiato, anche se il motivo accolto ha assorbito tutti gli altri contestati. Finalmente viene riconosciuto pienamente il valore delle azioni portate avanti dalle associazioni Rita Atria e Città aperta che denunciarono la violazione delle procedure, e di tutte le associazioni e comunità religiose che coraggiosamente si sono aggiunte negli anni”.
“Questa sentenza conferma la bontà dell’impianto dell’esposto che il 4/01/ 2011 fu presentato dall’Associazione Antimafie “Rita Atria” e dalla associazione “Città Aperta” al Prefetto di Messina e alla Procura della Repubblica di Barcellona P.G. – si legge in una nota dell’associazione. “L’anomalia riscontrata dal Tribunale amministrativo è, infatti, solo una della tante anomalie presenti in quell’esposto e per il quale ben 15 imputati dovranno rispondere penalmente nel processo che verrà celebrato presso il tribunale della città del Longano a partire dal prossimo 2 maggio. Tuttavia questa notizia ci impone la seguente riflessione: Quando la magistratura, sia essa amministrativa, contabile o penale, arriva prima della politica per affermare la legalità è una sconfitta della politica stessa e, quindi, dei cittadini”.
Qualche mese fa l’Associazione Antimafie “Rita Atria”, l’associazione “Città Aperta” insieme ad altre trenta associazioni varie chiesero al Consiglio Comunale di Barcellona P.G. non solo di revocare quella delibera organo competente per farlo, ma di prenderne le distanze solennemente in quanto quell’operazione era finalizzata all’interesse della criminalità organizzata.
“ Non c’è stata risposta – ribadisce l’associazione antimafia – Perché non c’è alcun dubbio, anche alla luce di questa sentenza del Tar, che quella operazione fosse finalizzata agli interessi di “Cosa Nostra” barcellonese. A coloro i quali in queste ore si affannano a dire che questa sentenza dimostra che la mafia non c’entra ma che si tratta solo di una violazione amministrativa diciamo: a) Il Tar è un tribunale amministrativo e, in quanto tale, si occupa solo di reati amministrativi; b) Il “padre” di quella operazione ha un nome e un cognome ben definito: Rosario Pio Cattafi, ed è inconfutabile che oltre al suo “glorioso” passato ampiamento conosciuto, in atto, questo signore, si trovi rinchiuso in regime di carcere duro ex 41bis ed è stato di recente condannato in primo grado a 12 anni per associazione mafiosa. c) E che sia lui il padre di quella operazione è provato non solo dalle “carte” ma anche dal fatto che il Cattafi ha citato in giudizio il giornalista Antonio Mazzeo, che fu il primo con i suoi articoli a “svelare” l’affare Parco Commerciale, accusandolo, di fatto, di avergli fatto fallire quell’affare e chiedendogli un risarcimento di due milioni di euro.
Giova anche ricordare che questa associazione nel dicembre del 2010 ebbe modo di spiegare in un convegno pubblico a Barcellona Pozzo di Gotto alla presenza anche di consiglieri comunali dell’epoca, con l’esauriente relazione dell’allora membro del direttivo nazionale dell’associazione Santa Mondello, tutti i passaggi anomali di questa vicenda, anche quelli amministrativi, facendo presente che non esistono coincidenze o errori umani quando c’è di mezzo la mafia ma , anzi, quelli che sembrano “errori” non sono altro che mezzi per accelerare le procedure illegali sottraendole ai controlli previsti dalla legge. La conferma di tutto ciò sta nel capo d’imputazione dei 15 imputati, fra cui il Cattafi, al processo del prossimo 2 maggio laddove i magistrati sostengono che il consiglio Comunale, sul parco commerciale, fu “tratto in inganno”.