In molti attendevano questa giornata. Stamattina (6 febbraio), davanti al Giudice di pace di Reggio Calabra, si è aperto il processo sicuramente più stupefacente d’Italia, dove l’Imputato è un alto magistrato, il Procuratore generale di Messina, Franco Cassata, chiamato a rispondere di diffamazione pluriaggravata commessa con la diffusione di un dossier anonimo destinato ad infangare la memoria di Adolfo Parmaliana.
Un avvio del processo “anomalo” come lo definisce l’avvocato Fabio Repici che difende gli interessi della moglie di Parmaliana, che aveva proposto querela contro gli autori dell’anonimo dossier, indirizzando subito le indagini verso la Procura Generale di Messina ed evidenziando un errore che sarebbe stato commesso da chi aveva fatto circolare lo scritto anonimo: era stata, infatti, allegata una sentenza della Cassazione inviata da una cartoleria di Barcellona Pozzo di Gotto alla Procura Generale di Messina.
Infatti, proprio ad inizio dell’udienza, il giudice preposto ha dichiarato di astenersi, dichiarando di avere rapporti di frequentazione e amicizia con l’imputato. Una astensione che è valsa il rinvio.
“Molti ricorderanno che Adolfo, stimatissimo docente universitario di chimica all’università di Messina, prima di togliersi la vita, aveva lasciato una “ultima lettera” con la quale aveva lanciato la sua denuncia finale contro la “Magistratura barcellonese/messinese”. – scrive l’avvocato Fabio Repici sul sito dell’agenzia fotogiornalistica di enricodigiacomo – “Proprio quella lettera di Adolfo è stata riportata dalla Procura di Reggio Calabria nel capo d’imputazione addebitato al dr. Cassata, al quale si imputa di aver composto, insieme ad altri, il dossier anonimo per motivi abietti di vendetta contro il testamento morale di Adolfo.
Non si era mai visto in Italia un processo a un alto magistrato per un dossier anonimo ai danni di una persona defunta, per di più con lo scopo di tentare di ostacolare la pubblicazione di un libro. Il volume che si tentò di non far giungere nelle librerie, “Io che da morto vi parlo”, è la biografia di Adolfo Parmaliana e il racconto dettagliato delle sue battaglie spesso solitarie, delle sue sconfitte, della sua morte e delle nefandezze compiute ai suoi danni. Lo scrisse nel 2009 Alfio Caruso e in tanti cercarono di sventarne la pubblicazione.
Così, quello iniziato oggi è uno strano processo – continua Repici – per una ripugnante diffamazione compiuta col metodo dei peggiori “corvi” ed è anche la storia di come nel 2009, dopo aver provato a infangare la memoria di Adolfo, si tentò pure di praticare una oscena censura alla sua biografia. Viste le peculiarità del processo, il suo avvio è stato subito anomalo.
Infatti, appena dopo l’apertura dell’udienza, il Giudice, Giandomenico Foti (che è anche il capo dell’ufficio del Giudice di pace di Reggio Calabria), ha immediatamente dichiarato di astenersi, in considerazione dei suoi “rapporti di amicizia e di frequentazione personale e familiare” con il dr. Cassata, cioè con l’imputato.
Ergo, rinvio a nuovo ruolo in attesa della decisione del Presidente del Tribunale sull’astensione del Giudice e dell’individuazione di un nuovo Giudice. Sperando che non ci siano soverchie difficoltà a trovare a Reggio Calabria un Giudice che non abbia rapporti di amicizia con il Procuratore generale di Messina e che dunque il processo non vada alle calende greche. Poiché con la sua “ultima lettera” Adolfo mi diede, insieme ad altri, l’onere di difenderne la memoria, raccontare puntualmente tutto quanto accadrà nel processo sull’infame dossier ai danni della sua figura mi sembra il modo migliore di onorare quell’impegno. Almeno fino a quando l’informazione democratica di questo paese non si attivi spontaneamente”.