L’on. Antonio Leone del NCD depositerà la sua relazione finale domani sul tavolo della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, che dovrà valutare la richiesta d’arresto del parlamentare del Pd Francantonio Genovese, coinvolto nell’inchiesta sullo scandalo formazione.
La Giunta sarebbe stata riconvocata dal suo presidente, l’on. Ignazio La Russa, nella tarda mattinata di domani, quando alla luce delle conclusioni del relatore, si avvierà la discussione. Entro tre settimane i componenti dell’organismo parlamentare dovranno pronunciarsi sulla richiesta di autorizzazione a procedere. La decisione finale spetterà alla Camera dei deputati.
E sempre domani, giovedì, dovrà anche essere sentito in sede di audizione lo stesso Francantonio Genovese, che ha già inviato una lunga e corposa memoria difensiva: 53 pagine in cui il parlamentare parla di “fumus persecutionis” riferendosi ai fatti che gli vengono contestati.
“Intendo da subito chiarire – spiega Genovese – che tale presupposto non ha nulla a che vedere con la esistenza di complotti orditi dalla magistratura nei miei confronti, nei confronti di una parte o anche di una sola corrente politica ma, come è già avvenuto in passato in occasione di analoghe richieste, si sostanzia nella sussistenza di un’iniziativa giudiziaria che assume tratti di una vera a propria “persecuzione” poiché finisce con il riservare al parlamentare un trattamento diseguale, rispetto alla generalità dei casi. Per dirla in sintesi, il trattamento che mi viene riservato, lungi dall’essere uguale a quello serbato nei confronti di ogni altro cittadino, presenta tratti di vera e propria “esclusività”, da riservare, appunto, ai soli indagati appartenenti alla c.d. “casta politica” e si segnala per una particolare ed inammissibile forzatura interpretativa, sia dei fatti che della concretezza del pericolo di reiterazione”.
Il parlamentare messinese, inoltre, ha puntato il dito anche contro l’uso delle intercettazioni fatto dalla Procura della città dello Stretto.
Intanto ieri al Tribunale di Messina si è svolta un’altra lunga udienza del primo troncone, davanti ai giudici della seconda sezione penale del tribunale, presieduta da Rosa Calabrò.
“Dalle tre del pomeriggio e fino alle otto di sera – si legge su Gazzetta del Sud – è iniziato il controesame da parte dei difensori di uno dei consulenti della Procura, il commercialista reggino Giuseppe Barreca, che all’udienza scorsa del 5 maggio rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sebastano Ardita, il magistrato che ha coordinato l’intera inchiesta con i colleghi del pool Reati economici, aveva tratteggiato il sistema-formazione, affermando tra l’altro che “dal 2006 in poi” i tre enti principali coinvolti avevano incassato milioni di euro dalla Regione Siciliana: 23 l’Aram, 3 la Lumen, 16 l’Ancol. Il controesame è comunque solo iniziato, ieri solo quattro difensori hanno letteralmente “torchiato” il commercialista con una serie di domande anche molto complesse, gli avvocati Alberto Gullino, Marcello Scurria, Tommaso Autru Ryolo e Assunta Massaro. E al termine erano molto soddisfatti del controesame, perché sono convinti di aver fatto emergere chiaramente dei veri e propri “buchi neri” nella consulenza, legati anche al sistema che ha adoperato per effettuare i suoi calcoli, le sue stime e le sue rendicontazioni. Barreca incalzato dagli avvocati ha detto di non ricordare di aver mai redatto una consulenza in relazione alla stima di beni immobili, mobili ed immateriali. Ha poi affermato di aver utilizzato, ai fini della stima dei beni, il proprio metodo, secondo sue valutazioni. Una questione molto tecnica è poi sorta per la testimonianza dell’altro consulente della Procura, ovvero l’esperto in stime immobiliari Dario Megna, che dovrà riferire sulla congruità dei canoni d’affitto. I difensori hanno sollevato più d’una questione: per esempio il fatto che in questo processo, celebrato con il rito immediato, è confluita in corso di dibattimento un’attività integrativa d’indagine del consulente che non potrebbe essere prodotta, per la quale quasi tutti i difensori non hanno avuto alcuna notifica; oppure il fatto che tutto il lavoro integrativo svolto da Megna sarebbe inutilizzabile. I difensori hanno anche chiesto di poter prendere contezza in originale degli atti che sono ancora solto sequestro, ovvero su tutta quella documentazione che gli enti hanno fornito agli investigatori nel corso dell’indagine. Su queste questioni il tribunale si è riservata ieri la decisione, e ha rinviato la risposta alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile”.