Gli invisibili hanno occupato le prime pagine. Succede anche questo nella città del Sindaco Accorinti, che con molta naturalezza arriva nel dormitorio e prende posto tra la ventina di letti colorati per trascorrere con gli ospiti della “Casa di Vincenzo” questa prima notte.
Come sempre ci sentiamo attraversati da un sentimento contrastante. Il mestiere di raccontare storie attraverso emozioni e suggestioni insinua spesso il dubbio della spettacolarizzazione dei sentimenti, dello sciacallaggio mediatico a scapito dei più ingenui. Ma sono loro, Luigi, Lucio, Alessio, George, Diana a farci sentire accolti, a trasmetterci quest’aria di festa profumata di pittura fresca e di coperte pulite, a dirci che sono contenti perchè per una volta sono davvero al centro dell’attenzione.
Qualcuno ha già fatto l’esperienza della telecamera, altri sono più riservati, altri non comprendono nemmeno perchè tutta questa folla di giornalisti che chiedono, domandano, fotografano ingordi. In fondo, per loro, essere “senza fissa dimora” è la quotidianità, fatta di espedienti per sopravvivere alla fame e al freddo.
Eppure hanno compreso che questo nuovo posto dove rinfrancarsi e dormire non è come gli altri che in questi anni, silenziosamente e per merito di diverse associazioni di volontariato, li hanno ospitati. Qui può accadere di trovarti a parlare con il Sindaco, o di ascoltare una “riunione politica” e magari essere pure interpellati.
Alle 21 gli ospiti del dormitorio sono già una decina. Lucio, 44 anni e gli ultimi due trascorsi in strada dalla morte dell’anziano signore cui faceva da badante, si prenota per dormire accanto ad Accorinti. ” E’ un’emozione, sono contento – ripete, incapace di smettere di ridere – ho conosciuto Renato quando era professore di educazione fisica …gli ho detto sono senza fissa dimora, non lavoro, mi dai una mano d’aiuto? Ho dormito sui traghetti…nella strada…è bruttissimo. Qui mi sento tranquillo e sono molto contento!”
Anche i volontari sanno che la “casa di Vincenzo” non è come le altre. “Ci sono meno limitazioni – ci spiega Patricia, che da diversi anni fa i turni nelle strutture di accoglienza – non ci sono orari entro cui entrare, perchè saremo aperti tutta la notte; e poi anche chi ha “bevuto un pò troppo” non resterà fuori come accade in altri posti. Anche gli animali saranno tollerati e non ci sarà un limite di giorni successivi ai quali cambiare struttura. Cercheremo di rispettate al massimo le scelte individuali, ed anche la documentazione non sarà una discriminate per l’ingresso in casa”.
Il nostro giro è quasi terminato. Incontriamo Cecilia Caccamo, l’autrice del disegno che campeggia su una delle pareti, dedicato a Martin Luter King . “Abbiamo scritto io ho un sogno, in italiano, perchè tutti lo possano comprendere”. E così un ragazzino che capita di passaggio con uno degli operatori di una comunità domanda chi sia questo signore…che lui “non ne ha mai sentito parlare”. Anche questo è un piccolo grande risultato.
Andiamo via, pensando che a dispetto del timore di cadere nel tranello del buonismo sempliciotto, siamo stati testimoni di una umanità che si fa concretezza, nella semplicità del fare e dell’esserci.
E il nostro pensiero va a Gao, l’artista di strada morta in una fredda notte di Capodanno di due anni fa, a Maregrosso. A lei che dipingeva e amava i colori, la “casa di Vincenzo” sarebbe piaciuta moltissimo. (@palmira.mancuso)