“Inutile nasconderlo, la violenza di genere in realtà va coniugata al maschile perché nel 90% dei casi le vittime sono donne”. Il Questore di Messina, Giuseppe Cucchiara, apre così i lavori del convegno “Quando l’amore uccide”, con una riflessione su un fenomeno a larga diffusione negli ultimi tempi. “E’ fondamentale il momento – ha aggiunto il Questore – che passa inevitabilmente dalla scuola, ma formazione necessaria anche per gli operatori di polizia. Bisogna incidere sull’atteggiamento culturale perché la nostra società è molto maschilista e ancora oggi si corre il rischio di sminuire il grido d’allarme delle donne”.
Dopo il saluto del Questore, i lavori coordinati dalla segretaria provinciale del Siulp Isabella Marcelletti, sono entrati nel vivo con l’intervento del direttore del DiSGeSI Giovanni Moschella che ha evidenziato come negli ultimi anni “si sia assistito a un incremento delle politiche legislative sulla violenza di genere con l’emanazione di una serie di provvedimenti finalizzati a ridurre l’impatto sociale attraverso interventi di tipo preventivo ma soprattutto di tipo repressivo come l’aumento delle pene, l’arresto obbligatorio in caso di flagranza per reati di maltrattamento familiare e stalking, l’allontanamento del coniuge violento da casa, l’irrevocabilità della querela, il patrocinio legale gratuito e nel caso di vittime straniere della violenza, il rilascio del permesso di soggiorno”.
La prof.ssa e storica delle istituzioni politiche dell’Università di Messina Maria Antonella Cocchiara si è soffermata sul ruolo primario che ha la formazione per prevenire la violenza. “Ben vengano gli interventi normativi, sia di tipo punitivo che preventivo – ha detto – ma devono essere affiancati da interventi di tipo sociale, come sportelli di ascolto e di denuncia, presidi anti-violenza nei vari ambiti territoriali, case-rifugio per donne maltrattate, attivazione di linee telefoniche dedicate, assistenza attraverso personale specializzato, ma soprattutto istituzionalizzazione dei Centri anti-violenza esistenti. E poi da interventi che genericamente definirei culturali e formativi”.
Approfondendo il tema della formazione, la prof.ssa Cocchiara ha evidenziato come “la formazione sia da attuare anche nei luoghi di lavoro, dove possono annidarsi forme subdole di violenza, psichica o morale, molestie o atteggiamenti che, in modo diverso, possono determinare un degrado delle condizioni di lavoro e compromettere non solo la professionalità, ma anche la dignità e, quindi, la salute del lavoratore o della lavoratrice, a discapito del benessere organizzativo”.
Dopo una breve storia della nascita dei centri antiviolenza, la presidente del Cedav, avv. Carmen Currò, ha invece sottolineato ruolo e obiettivi del lavoro dei centri, la situazione in Sicilia e a Messina e il lavoro specialistico in rete con particolare attenzione alle leggi in materia di centri antiviolenza.
Si è soffermata sul ruolo delle Consigliere di Parità, Mariella Crisafulli, consigliera della provincia di Messina, evidenziando anche i casi più frequenti segnalati all’Ufficio della Consigliera di Parità: demansionamento al rientro della maternità, cambio sede o mancato riconoscimento di tutele per scoraggiare la lavoratrice ed indurla alla risoluzione del rapporto di lavoro. “Ma – ha aggiunto – stanno diventando sempre più diffuse le segnalazioni per casi di molestie e mobbing sul luogo di lavoro, anche se non si arriva facilmente alla denuncia di tali comportamenti. Una situazione lavorativa di grave disagio per la lavoratrice che diventa causa di stress e di prostrazione profonda oltre ad incidere sia sulla sua vita lavorativa che naturalmente su quella familiare e di relazioni”.
Di formazione degli operatori di polizia ha parlato il segretario nazionale del Siulp, Felice Romano che ha ricordato come la Polizia sia attiva da diversi anni. “È attivo da tempo l’Osservatorio nazionale contro lo stalking quando di stalking non si parlava, figuriamoci di femminicidio – ha detto – purtroppo questo fenomeno è una piaga della nostra generazione, è soprattutto un fatto strutturale e culturale. Per contrastare il femminicidio è necessario lavorare su educazione e formazione perché viviamo oggi una società troppo sessista. Bisogna lavorare in rete, mettendo insieme le diverse esperienze in campo sanitario, psicologico, educativo per fare formazione e informazione e rendere le donne libere di poter denunciare, senza condizionamenti”.
“Bisogna promuovere la cultura del rispetto, dell’uguaglianza di genere, della pari dignità tra essere umani”, ha esordito invece Tonino Genovese, segretario generale della Cisl di Messina. “Tutti – ha continuato – abbiamo gli stessi diritti e doveri, nessuno escluso e per nessun motivo. Una disparità genera nella mente umana già una violenza. E’ questo che si deve insegnare sin da piccoli ai bambini. La testa è il primo luogo della violenza perché è il luogo ove si depositano tutti i problemi che la generano: violenze psicologiche, delirio di onnipotenza, frustrazioni, solitudine, senso di rivalsa. Il corpo è il secondo luogo che a volte presenta segni tangibili e a volte viene devastato fino al risultato finale e ineludibile. Il corpo dimostra una disparità di fondo la violenza fisica è maggiormente incidente su coloro che la società caratterizza come deboli: bambini, donne, anziani, immigrati. Ogni diversità fa paura. Meno difese hai più puoi essere violato”.
Per il segretario Cisl l’aumento del fenomeno violenza è imputabile anche degrado sociale delle comunità. “Impegnamoci, quindi, a dare un futuro al nostro territorio – ha sollecitato – perché migliorare le condizioni socioeconomiche creando lavoro darà un’opportunità di vita migliore e quindi meno disagio e quindi meno violenza. Continuare a perdere lavoro nel nostro territorio porterà a sempre crescente disagio e quindi al degrado e alla violenza. Bisogna, dunque, cogliere le opportunità che ci sono e che vengono dimenticate come ad esempio i fondi stanziati per Incentivi e agevolazioni per le micro e piccole imprese. Sono i fondi previsti dal Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 23 gennaio per le Zone Franche Urbane della Regione Sicilia. A disposizione ci sono quasi 16milioni di euro per quelle insistenti nel comune di Messina, poco meno di 9 milioni di euro per quelle nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Non bisogna perderli e, insieme, bisogna individuare e perseguire un percorso per un futuro basato sul dialogo, il rispetto reciproco e la giustizia sociale. Dobbiamo crederci per realizzarlo, dobbiamo essere propositivi e sostituire la cultura e la conoscenza all’abbrutimento, essere a disposizione dell’altro, aperti e attenti alla comunicazione, essere punto di riferimento per l’uguaglianza sociale”.