Trasporto su gomma bloccato in tutta la Sicilia, 100 mila siciliani, oltre 100 presidi, la stampa internazionale punta i riflettori sull’isola per capire se l’esperienza del nuovo vespro siciliano può essere esportato in tutto il mondo così come è successo con al rivoluzione del 1848.
A Messina la protesta ha interessato i tassisti che si sono ritrovati a Piazza Duomo dove fino alle 12 e nel pomeriggio dalle 15 alle 19, hanno fermato i mezzi. Adesione totale da parte degli operatori , che dovrebbero rimanere riuniti in assemblea fino a venerdì.
Sul fronte degli autotrasportatori, presidi sono stati organizzati all’altezza dei caselli autostradali in entrata e uscita da Messina. Camion e tir sono fermi alla barriera di Divieto, a Villafranca Tirrena e ai caselli di Tremestieri, sul versante opposto. Una protesta forte ma pacifica, con la possibilità di transito per auto e pullman in entrambi i sensi di marcia.
Nessuno stop invece per le navi traghetto che hanno effettuato regolarmente le corse attraverso lo Stretto di Messina.
Come i Vespri siciliani storici, questi sommovimenti siciliani preannunciano radicali cambiamenti in Italia, la cui portata è al momento imprevedibile.
Infatti, Più di cento mila manifestanti tra agricoltori, artigiani, commercianti, professionisti stanno bloccando la Sicilia per chiedere le giuste rivendicazioni, per assicurare reddito alle proprie aziende e alle proprie famiglie ridotte al fallimento per le scelte sbagliate della politica regionale e nazionale. Si prevede entro stasera il blocco totale della Sicilia.
“I manifestanti chiedono ad alta voce le dimissione del governatore della Sicilia, Lombardo – dice Martino Morsello del Movimento dei Forconi – per aver tradito i siciliani, per averli raggirati nelle precedenti elezioni avendo promesso loro la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi e l’applicazione dello statuto siciliano.
Non è escluso nelle prossime ore che i manifestanti agiranno con maniere forti per chiedere al gorverno regionale le riforme e provvedimenti adeguati.
L’aumento del costo del carburante, la mancanza di regolamentazione dei pagamenti della committenza, il cartello imposto dalle compagnie assicurative e una rete infrastrutturale inadeguata sono le ragioni della protesta, alla base anche della nascita del Movimento ‘Forza d’urto’.
“Noi stiamo soffrendo di piu’ rispetto al resto d’Italia – spiega il presidente dell’Aias Giuseppe Richichi – perche’ siamo periferici. Abbiamo piu’ volte chiesto l’intervento dello Stato in maniera da non allontanarci ulteriormente dall’Europa, ma non siamo stati ascoltati. Il nostro e’ uno sciopero spontaneo che non vuole produrre un eccessivo caos e che ci auguriamo vedra’ l’adesione di tutti i siciliani. Ma e’ necessario perche’ ormai siamo con le spalle al muro. Non ci saranno le situazioni che si sono venute a creare nel 2000. Noi non vogliamo danneggiare nessuno. Ci fermiamo solo per il bene della Sicilia”.
Nei supermercati del resto d’Italia potrebbero presto mancare tutti quei prodotti, a partire da frutta e ortaggi, che arrivano abitualmente dalle campagne siciliane. Ci saranno presidi nei punti strategici dell’isola. Queste le richieste: defiscalizzazione dei carburanti e dell’energia elettrica; blocco delle procedure esecutive di Equitalia, utilizzo più razionale dei fondi europei.