Paradossalmente la notizia del ricorso contro l’ordinanza anti-tir ci ricorda della sua esistenza, di cui non si sono mai visti benefici, tantomeno è servita a diminuire la presenza del gommato pesante che anzi ha oltrepassato anche i limiti dell’immaginazione (vedi il passaggio nella corsia del tram).
Resta il fatto che, come anticipato dalla Gazzetta del Sud, sono tre i ricorsi in cui RFI e Caronte e Tourist si rivolgono al Tar di Catania e l’Aias, l’associazione degli autotrasportatori, al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento, previa sospensiva, dell’ordinanza con cui, in sintesi, si impedisce l’imbarco e lo sbarco dei tir dal porto storico e dalla rada S. Francesco h24, fatte salve le avverse condizioni meteomarine che porterebbero alla chiusura del porto di Tremestieri o se la fila nella chiocciola si protraesse oltre i 60minuti di attesa.
“Nel dettaglio – scrive il quotidiano – ad accedere la miccia l’avv. Giovanni Trigona di Palermo, il quale premette che l’area del porto storico in cui insistono la biglietteria, i binari, le invasature, gli imbarchi, la galleria dei mosaici, è stata concessa a RFI per altri dieci anni, fino a dicembre del 2022, dietro il pagamento di poco meno di 434mila euro. Detto questo , il legale precisa che, essendo quell’area demanio portuale, la titolarità ed il conseguente potere di agire è per legge attribuito allo Stato, e per esso all’Autorità Portuale di Messina, e non al comune di Messina. Una deroga sarebbe ammissibile dalla normativa soltanto in caso di situazione di effettivo e concreto pericolo per l’incolumità pubblica, la quale non sia fronteggiabile con gli ordinari strumenti di amministrazione attiva. Cosa che nel caso in specie- scrive l’avvocato di RFI- non è né sorta improvvisamente e con urgenza, né è eccezionale o temporanea. Il 27 dicembre arriva l’altro ricorso quello di Caronte e Tourist, rappresentati da un pool di avvocati, ma a firmare la notifica è Carmelo Briguglio. Si legge che l’ ordinanza non fa mistero di quale sia il fine, e cioè chiudere gli approdi cittadini ai mezzi pesanti, in spregio al chiaro riparto di competenze fra autorità portuale e autorità comunale, e senza minimamente considerare le pesanti conseguenze che simile determinazione cagioni ai vettori marittimi e al mercato, da una parte, ed all’ordinario svolgimento della viabilità autostradale, dall’altra. Chiude il “fuoco di fila e anche l’anno (perchè il ricorso, di ben 74 pagine, arriva il 31 dicembre), l’avv. Andrea Scuderi di Catania che per l’Aias non solo si rivolge al tar del Lazio, ma informa anche il ministero dei Trasporti. Numerose le violazioni denunciate: fra cui eccesso di potere e di motivazione, violazione dei principi di concertazione e leale cooperazione, ma, soprattutto di libera circolazione dei mezzi, delle merci e anche delle persone. Messina- conclude – è la porta ’ingresso e di uscita della Sicilia, snodo essenziale del trasporto regionale, nazionale e sovranazionale, e i divieti e i balzelli imposti dall’amministrazione comunale incidono negativamente sul diritto di lasciare l’isola e di ritornarvi”.
Questa, se qualcuno la stava aspettando, è la conferma che non si possono fare accordi con chi è abituato all’ambiguità, così come era stato redarguito lo stesso sindaco sul “dietrofront” a meno di 48 ore dalla firma che avrebbe dovuto liberare la città da una schiavitù trentennale.
Questa è la vera sfida dell’amministrazione Accorinti: i tempi sono maturi per non demandare alla magistratura ciò che è responsabilità e scelta politica dell’amministrazione di un territorio. @palmira.mancuso