La corte di Appello di Messina ha assolto stamani con formula piena “per non aver commesso il fatto”, Carmelo Bisognano, ritenuto per anni il referente del clan mafioso dei barcellonesi per il territorio di Mazzarrà Sant’Andrea, oggi collaboratore di giustizia, e il boss Carmelo D’Amico, detenuto al 41 bis.
Il verdetto è stato emesso alla fine di una tranche del processo d’appello “Sistema” . L’operazione “Sistema” è nata dalle dichiarazioni dell’architetto Maurizio Sebastiano Marchetta, che ha raccontato d’aver pagato per lungo tempo il pizzo alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, chiamando in causa tra gli altri anche Bisognano e D’Amico.
In primo grado, in abbreviato, D’Amico fu condannato a 10 anni e 8 mesi e Bisognano a 7 anni e 10 mesi. Maurizio Sebastiano Marchetta, un architetto molto noto a Barcellona è stato tra l’altro anche vice presidente del consiglio comunale per An e nel gennaio 2009 divenne testimone di giustizia, raccontando alla Squadra Mobile di Messina tutto quello che era stato costretto a subire, tra attentati e tangenti, per poter eseguire alcuni appalti in Sicilia in un vasto arco di tempo tra la metà degli anni ’90 e il 2008 nei suoi cantieri di Savoca, Tortorici, Canicattì, Gualtieri Sicaminò, Barcellona, Caronia, Floresta, Militello Val di Catania e Scordia.
Dopo le sue rivelazioni, il sostituto della Dda Giuseppe Verzera e il collega della Procura di Barcellona Francesco Massara formalizzarono una serie di richieste d’arresto, che a febbraio del 2009 furono accolte dal gip di Messina Antonino Genovese tra gli altri per Carmelo Bisognano, capo dei “Mazzarroti” e ritenuto il referente del clan mafioso dei barcellonesi per il territorio di Mazzarrà S. Andrea, e per Carmelo D’Amico, indicato come uno dei boss del clan dei Barcellonesi.
“Con l’assoluzione in appello degli imputati del processo Sistema, – scrive Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea -, emerge finalmente la vera natura delle dichiarazioni mendaci di Maurizio Sebastiano Marchetta. Adesso una certa stampa smetta di definirlo ‘testimone di giustizia’: non lo è mai stato e, a quanto pare, mai potrà esserlo. Il teorema ideato da Marchetta, attualmente scortato dalla Polizia di Stato per ragioni a me sconosciute e quindi incomprensibili, è rovinosamente crollato con la sentenza di oggi”.