La Cisl lancia l’allarme a seguito della nuova manovra finanziaria approvata dal Governo che ha varato un nuovo sistema pensionistico, fortemente penalizzante e in particolare per i lavoratori postali.
“Ci chiediamo, ad esempio – afferma Giuseppe Lanzafame, segretario Cisl Slp Sicilia – come si pensa di condurre un motomezzo (portalettere) o partecipare attivamente alle continue trasformazioni nel mercato finanziario (operatori sportello, consulenti o direttori) fino a 67 anni?”.
A subire conseguenze drammatiche sarebbero circa 1000 dipendenti di Poste Italiane in Sicilia perché si ritrovano nella tragedia, a seguito di dimissioni volontarie dal servizio per accordi “ad personam” con l’Azienda, su esodi incentivati.
In provincia di Messina sono oltre un centinaio i dipendenti colpiti dal provvedimento del Governo Monti. “Sono lavoratori – spiega Gisella Schillaci, segretario provinciale della Slp Cisl Poste di Messina – che rischiano di finire in una situazione di indigenza. Una situazione che riguarda indistintamente tutta la provincia, da Giardini Naxos a Tusa. La maggior parte dei colleghi che ha aderito all’accordo con l’azienda era monoreddito quindi rischiano, scaduta la copertura dell’intesa, di rimanere privi di reddito per tre, quattro anni. Una situazione caduta all’improvviso dall’alto per la quale Poste Italiane e il Governo devono provvedere a una soluzione. La Slp Cisl si è già attivata a tutti i livelli per evidenziare il grave problema sociale che ne potrebbe scaturire”.
In definitiva, tutta una serie di condizioni che non corrispondono più alle attese certe, di tutti quei lavoratori che hanno aderito all’esodo volontario, senza supporti di ammortizzatori sociali. Altri (circa 800), invece, hanno invece aderito a un’intesa tra azienda e lavoratore, che prevedeva una sorta di scambio, dopo colloquio, tra le dimissioni del lavoratore e l’assunzione del figlio a “part-time”, con 700 euro mensili.
Anche in quest’occasione, i lavoratori aderenti al progetto si sono dimessi volontariamente dal servizio avendo riferimento la vecchia legge. Con la modifica sono stati sconvolti e sovvertiti tutte quelle apparenti sicurezze che l’Azienda stessa, nelle varie fasi di trattativa, aveva esposto e presentate per assodate e consolidate ai lavoratori e rivelatesi adesso ingannevoli e per molti versi drammatici, molti ex lavoratori percepiranno la pensione con pochi anni di contributi versati, ma con finestre rimandate addirittura a 5, 6, 7, anni.
“In Sicilia – continua Lanzafame – oggi ci ritroviamo con ex-lavoratori che, di fatto, sono rimasti senza occupazione e senza alcun reddito, abbandonati al proprio destino, collocati in una posizione sociale e presunta lavorativa inesistente e senza precedenti. Migliaia di famiglie che per un infinito periodo non troveranno mezzi sufficienti di sostentamento, lasciati per strada da un’Azienda che ancora sbandiera utili e ricchezze; migliaia di lavoratori che dopo decenni di lavoro dipendente si ritrovano allo sbando, con le tasche vuote, senza futuro, senza occupazione e senza tutele”.