Costruire in aree protette: niente di più facile se nella commissione comunale preposta c’è un padre che si avvale della figlia, per un parere su eventuali impatti ambientali. Senza rinunciare a mazzette che arrivavano fino a 10 mila euro per ogni progetto approvato. E’ accaduto a Messina, dove le indagini da parte della polizia giudiziaria hanno portato all’arresto (ai domiciliari) di quattro insospettabili implicati “in casi di corruzione ed atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito di concessioni edilizie in aree protette”. Si tratta dell’ex consigliere comunale Ciccio Curcio, 59 anni, ex componente della commissione comunale di valutazione impatto ambientale; della figlia Roberta Curcio, 30 anni, , ingegnere, consulente tecnico di parte; dell’ing. Aurelio Arcoraci, amministratore unico di una società edile e il suo collaboratore Giuseppe Bonaccorso, di 57 anni.
L’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare degli arresti domiciliari è stata emessa ieri dal Gip presso il Tribunale di Messina Dott.Massimiliano Micali su richiesta del Sostituto Procuratore Dott.ssa Liliana Todaro.
E’ stata inoltre notificata la misura della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di Biagio Restuccia, messinese di 60 anni, in qualità di dipendente del Dipartimento Pianificazione Urbanistica del Comune di Messina.
Secondo quanto emerso dalle indagini, per ottenere senza problemi il parere favorevole della Commissione per la verifica delle valutazioni di incidenza del Comune di Messina preposta alla valutazione di progetti edilizi tenuti a rispettare la direttiva 92/437/CEE del 21 maggio 1992 (che attiene a “la salvaguardia, la protezione ed il miglioramento dell’ambiente, compresa la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatiche”) Francesco Curcio, in quanto membro della commissione preposta, utilizzava come tecnico consulente la propria figlia per la disamina della pratica ed il parere propedeutici alla valutazione finale spettante al Dirigente del Dipartimento di pianificazione urbanistica.
“In violazione all’obbligo di astensione in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto – rivelano gli inquirenti – l’uomo, con l’ausilio del dipendente raggiunto da sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, creava “corsie preferenziali” per i progetti nei quali veniva interessata la figlia in qualità di tecnico con evidente nocumento per tutti gli altri che non godevano dello stesso trattamento di favore.
Le responsabilità emergono dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali espletate dai poliziotti che rivelano i rapporti con gli amministratori delle società (Aurelio Arcoraci) o con chi ne curava gli interessi (Giuseppe Bonaccorso) e i cui progetti venivano favoriti a fronte di incarichi professionali conferiti alla figlia, con ingenti parcelle per la redazione di progetti ben superiori ai prezzi di mercato”.
Le indagini sono scattate nel 2010 dopo le denunce giunte da parte di quanti si erano sentiti danneggiati dalla Commissione e dal sistema che favoriva solo “alcuni”, in particolare riguardo a progetti nelle zone di Sperone e Sant’Agata.
Gli altri indagati sono Luca D’Amico, Luigi Ristagno, Vincenzo Pinnizzotto, Placido Accola, Salvatore Bonaccorso, Antonino Scimone e Massimo Fulci.
Non è un caso che uno dei suoi slogan politici utilizzati in campagna elettorale era “La mia famiglia, la mia forza”: non è la prima volta che per fare “il buon papà” e assicurare un lavoro alla figlia Curcio ha approfittato del suo ruolo amministrativo, partendo da piccoli incarichi nell’Ato3 già nel 2009, ed ancora prima nella giunta Genovese (PD), come ingegnere, per il Piano particolareggiato esecutivo, C1e a Faro superiore (5.000€ per 6 mesi).