“Le primarie non finiscono mai”, è proprio il caso di dire!
E così, in vista della data dell’8 dicembre, le diverse correnti interne al Pd iniziano a scalpitare e mostrare le unghie, anzi i candidati!
Eh già perché ad essere eletto non dovrà essere soltanto il nuovo segretario del partito ma anche i 1000 che costituiranno l’assemblea nazionale. Nove i posti che spettano a Messina e nove i nomi espressi anche dai civatiani stamane in conferenza stampa: Piero David, Pina Miceli, Giampiero Terranova, Francesca Pietropaolo, Alberto Ponturo, Antonella Nuccio, Bruno Lena, Sharon Schachter e Sebastiano Casablanca. Prendono la parola a turno e spiegano la ratio del loro appoggio al deputato di Monza.
“Lui è l’antileader”, sostiene Giuseppe Grioli, che di primarie quest’anno è stato protagonista in prima persona(quelle pre amministrative, come ricorderete).
“Il PD è frutto di una sintesi tra diessini, popolari e socialisti. La missione doveva essere creare un baricentro a cui guardassero gli italiani (cristiano democratici, socialisti riformisti, repubblicani, ecc) oggi invece è una fusione di nomenclature“.
I mesi trascorsi mostrano un’evidente fiducia che l’elettorato ha accordato ai movimenti come strumento di democrazia partecipata, in antitesi con i partiti, da molti considerati “passati” e incapaci di rappresentare le istanze della gente.
“È una sofferenza vedere i partiti ridotti a questo“,continua l’ex consigliere provinciale.
Ma secondo l’analisi dei più, e ripresa dallo stesso leader de “La Farfalla”, i movimenti civici iniziano a mostrare una debolezza ed evanescenza che verrà fuori in modo sempre più palese nel tempo.” I partiti devono riappropriarsi del proprio ruolo!”
Civati dunque incarnerebbe quel “coraggio di sfidare i potenti“, condiviso anche dai suoi. “Ci chiedono chi c’è in questa corrente ma noi non facciamo la conta dei rappresentanti istituzionali“,conclude.
Va operata un po’ di chiarezza su questa ennesima chiamata alle urne. Il giorno dell’Immacolata elettori democratici di oggi e di domani – perché partecipando, si opera una sorta di dichiarazione di voto per il futuro – esprimeranno la propria preferenza non per il prossimo candidato alla premiership ma alla guida del Pd, oggi in mano ad Epifani. Nell’opinione pubblica c’è effettivamente un po’ di confusione circa questo punto e la responsabilità sarebbe da imputare, in parte, anche al sindaco di Firenze, secondo Domenico Siracusano. In effetti, Renzi, il quale evidentemente ambisce tanto al ruolo di segretario quanto a quello di presidente del Consiglio, sarebbe almeno in parte responsabile di questo misunderstanding. Ma l’elettorato non deve essere distolto dal reale obiettivo:trovare un uomo guida per i democratici.
Potranno votare i maggiori di 16 anni, i quali sceglieranno anche i rappresentanti all’assemblea nazionale. “Ad ogni candidato fa riferimento una lista di uomini e donne che rappresenteranno il proprio elettorato“, chiarisce Piero David.
“La nostra è una lista di persone che hanno sempre militato e di gente che non ha niente da farsi perdonare e per questa lista ci impegneremo. Vorremmo che Civati vincesse le primarie”, continua il democratico,”o che comunque avesse una buona affermazione“. A beneficio di chi pensasse che la medaglia d’argento o peggio ancora di bronzo sia una magra consolazione per chi concorre all’oro è doverosa un’ulteriore specifica. Assodato il fatto che alle ultime primarie Renzi, che adesso va per la maggiore,f u sconfitto da Bersani e oggi sappiamo che ruolo, impatto e visibilità hanno il primo e il secondo, in assoluta controtendenza con i risultati di aprile, è vero anche che non necessariamente le urne saranno in grado di decretare un vincitore della tornata “interna”. Laddove l’amministratore toscano non ottenesse il 50%+1 dei consensi popolari, spetterebbe infatti all’assemblea avere l’ultima parola ed è chiaro che a quel punto sarebbe decisivo il ruolo dei neoeletti tra le diverse correnti.
In un momento di tale e tanta incertezza politica, è verosimile che sotto l’albero gli italiani non troveranno la chiarezza necessaria per comprendere appieno il quadro – né quello generale né quello particolare, democratico -, ma è vero anche che a Civati va riconosciuta la coerenza d’essersi sempre posto negativamente verso queste larghe intese che “hanno senso solo se affrontano un momento breve di transizione“, chiarisce David.
In questi giorni di assoluto caos governativo, dunque, qualcuno sembra avere le idee più chiare di qualcun altro.
“Vogliamo stimolare il Pd a fare politica“, sottolinea deciso Siracusano. E non manca il riferimento locale:”la fase della gestione Genovese sta tramontando: si è visto con i tesserati e si vedrà di più con le sue future scelte“.
Amaro pensare che, per ottenere un cambiamento di rotta all’interno della compagine per la cui affermazione ci si spende con fiducia e decisione, si debba aspettare sia la frangia contestata a decidere se chiamarsi fuori, migrando verso “nuovi” lidi – o restarne a capo – perché di questo si tratta, in fondo! Idealismi e passioni a parte, altra è l’amara verità della politica, quella dei partiti che non è piaciuta ai cittadini i quali ne hanno dato ampia dimostrazione degli ultimi mesi, punendo in parte la “vecchia” politica negandole il proprio voto. E questa verità assoluta – dal sapore di fiele – è che, prima ancora che alla coerenza e alla bontà di programmi, si guarda al bacino di voti, tanti voti…per qualcuno addirittura troppi!
In bocca al lupo!
(ELEONORA URZI’)