Undici terreni agricoli, tre unità immobiliari e un buono postale, per un valore complessivo di circa 200 mila euro. Sono i beni riconducibili a Giuseppe Sinagra, appartenente alla famiglia mafiosa dei barcellonesi, in particolare del clan di Brolo, e in carcere a seguito dell’operazione Icaro.
I beni, in parte intestati alla madre, al padre e al fratello, sono stati sequestrati lo scorso 19 novembre dai Carabinieri della Compagnia di Patti in esecuzione dell’ordinanza di misura cautelare emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, prima sezione d’Assise, su richiesta della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria.
Giuseppe Sinagra, trentasettenne, è stato in passato un importante esponente della famiglia mafiosa brolese quale braccio operativo, e condannato a 5 anni di carcere nel processo scaturito dall’operazione Antimafia “Icaro”, per associazione per delinquere di stampo mafioso, per reati commessi dal giugno 1994 all’aprile 2003 nel comprensorio nebroideo.
Il provvedimento costituisce la fase finale di un’articolata manovra investigativa condotta nei confronti di varie famiglie mafiose, tra cui quella dei tortoriciani e dei barcellonesi (cui aderivano tra gli altri soggetti anche Giuseppe Sinagra), che ha portato alla custodia cautelare in carcere di altre 41 persone tra cui i fratelli Mignacca, la cui latitanza si è conclusa recentemente con un blitz durante il quale Vincenzo Mignacca si è suicidato.
Inoltre nel marzo 2003 fu tratto in arresto in flagranza di reato dai Carabinieri del ROS di Messina, all’atto di farsi consegnare il pizzo dal titolare di una grossa concessionaria di automobili nel brolese.
Le indagini economico-patrimoniali, condotte dal Nucleo Operativo del Comando Compagnia Carabinieri di Patti, hanno permesso di documentare la pericolosità sociale di SINAGRA e di rilevare la netta sproporzione tra i redditi dichiarati dall’interessato e le ricchezze dallo stesso accumulate nel tempo.