Giornata movimentata quella odierna in casa ATM, dove non si placano dibattiti e polemiche intorno all’operato dell’azienda, a quanto è stato fatto sino ad ora e a quanto si potrà fare in futuro. Un doppio incontro, l’uno presso la sede della CGIL di Messina, in via Peculio Frumentario, l’altro nell’auditorium dell’Atm, organizzati rispettivamente dai sindacati di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti e da Orsa, Ugl, Faisa e Cub. Ma andiamo per gradi. I segretari generali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, Giovanna Caridi, Vincenzo Testa e Silvio Lasagni, hanno espresso questa mattina, nel corso della conferenza stampa, dure critiche nei confronti dell’immobilismo della politica locale e regionale e dell’incapacità dei vari commissari di varare un serio piano economico-funzionale dell’azienda ATM. Ma non è certo storia nuova: da diversi anni, infatti, le federazioni dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil pongono il problema del risanamento dell’azienda, problema che, allo stato attuale, appare ancora più evidente alla luce della difficoltà economica in cui versa il Comune di Messina, unitamente ai vincoli imposti dalla “spending review” nazionale. «Per tale ragione» si legge nella nota, «Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti avevano ipotizzato un percorso, da compiere insieme all’amministrazione comunale, per trovare risposte definitive al risanamento dell’azienda, alla garanzia del posto di lavoro per i 583 dipendenti oggi in organico e, non ultimo, per garantire alla città un efficiente sistema di mobilità urbana». Nonostante però gli incontri tenuti con l’assessore alla mobilità, Gaetano Cacciola e con il commissario speciale dell’Atm, Domenico Manna, «Ad oggi poco o nulla è cambiato» scrivono i sindacati confederali, «visto che i 45 mezzi quotidianamente in servizio non possono sicuramente rappresentare la reale alternativa per chi vuole servirsi del mezzo pubblico».
Ancora, le OO.SS. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti evidenziano alcuni punti nodali, a loro detta indispensabili per comprendere come si sia giunti all’attuale situazione. Un excursus che ricorda come dal 1999 il Consiglio comunale di Messina non abbia più approvato i bilanci dell’Atm; dal 2000 al 2003, gli stessi bilanci, non siano stati approvati né contestati – e dunque “approvati per tacito consenso” – mentre dal 2004 il Consiglio comunale, rigettando sino ad oggi tutti i bilanci presentati, abbia di fatto consentito alla Regione di ritardare l’erogazione di quanto dovuto, aggravando di conseguenza il dissesto. «Tutte queste inadempienze» continua la nota, «hanno fatto sì che ad oggi non sia possibile quantificare con esattezza l’entità dei debiti dell’azienda, di contro, però, si ha certezza che il trasferimento di risorse finanziarie da parte del Comune sarà ridotto a 17 milioni di euro annui a fronte dei 21 preventivati, il che non consente né il pagamento delle spettanze ai lavoratori né l’ordinaria gestione dei mezzi e l’acquisto del carburante».
Alla luce di tutto ciò, Filt Cgil Fit Cisl e Uil trasporti hanno deciso di presentare un progetto che consenta di incrementare le entrate, abbattere i costi di gestione, aumentare la produttività senza incidere sugli attuali livelli occupazionali, per poter finalmente attuare un risanamento e un servizio efficiente, da tutti auspicato. «Il progetto prevede», tra le altre cose, «la trasformazione in SpA per come previsto dalle normative vigenti in materia di trasporto pubblico locale urbano; la costituzione di una Bad Company nella quale far confluire la metà dei debiti; l’istituzione di due diversi tipi di biglietto (quello relativo all’utilizzo dei soli mezzi Atm e quello integrato con Trenitalia relativamente alla zona Sud) facendo sì che il vecchio progetto di metro ferrovia, coincidente con le fasce orarie delle scuole degli uffici e dei negozi, funzionalmente connesso con il servizio delle linee 1-2-3-4-5-6-7-8-9-10, porterebbe da solo al raddoppio della frequenza degli autobus con il semplice collegamento a pettine»; e ancora «la riduzione dei tempi di percorrenza per tram e bus con l’ausilio di semafori intelligenti per il primo e l’istituzione di vere corsie preferenziali per i bus; l’internalizzazione di tutte le attività manutentive oggi inspiegabilmente affidate a ditte esterne (Ventura, Esperia) con dei costi di gestione esorbitanti».
Sull’altro fronte, in merito all’assemblea convocata dai sindacati di Orsa, Ugl, Faisa e Cub, presso l’auditorium dell’Atm si è espresso con toni duri il commissario straordinario, Domenico Manna, che ha affidato ad una lunga lettera rivolta al sindaco Accorinti, all’assessore Cacciola, alla II Commissione consiliare alla mobilità, al presidente del consiglio comunale Emilia Barrile e non ultimi ai sindacati di Orsa, Ugl, Faisa e Cub, le sue considerazioni sull’incontro indetto. «Un’assemblea che» secondo Manna, «non ha dato voce alla totalità dei lavoratori Atm, ma solo ad una loro parte, una rappresentanza, impegnata a tracciare differenze tra i lavoratori onesti e produttivi e la restante parte degli stessi». Inoltre, il Commissario straordinario sottolinea «la mancata richiesta di autorizzazione per l’organizzazione dell’assemblea odierna nell’auditorium, segno del non rispetto delle regole». «È sicuramente un momento delicato questo per l’Atm» continua Manna, «che però sta cercando di risollevarsi. L’azienda va salvata con i fatti, non con le chiacchiere». Di contro, i sindacati di Orsa, Ugl, Faisa e Cub hanno ribadito la volontà di instaurare un vero rapporto di rispetto e collaborazione con l’amministrazione e il commissario straordinario Manna, schierandosi a favore del confronto, seppur critico ma costruttivo, che proviene dalla base dei lavoratori e hanno precisato come l’assemblea indetta stamane rientri nel pieno rispetto delle regole contrattuali. Seppur dando atto dei primi segnali di cambiamento manifestatisi in azienda, si dicono anche consapevoli che «il cammino per il risanamento dell’Atm è ancora difficile e pieno di ostacoli». (DEBORA RUNCI)