La spaccatura del PD messinese: il caso Domenico Siracusano e la presidenza dell’assemblea

Le tensioni interne al Partito Democratico di Messina, eredità di un congresso che ha visto il partito diviso quasi a metà tra due mozioni, sono ancora lontane dall’essere risolte. A fare da sfondo a questa situazione è la richiesta della mozione perdente, guidata da Alessandro Russo, di ottenere la presidenza dell’assemblea provinciale, ruolo che Domenico Siracusano, ex segretario di Articolo Uno, considera parte di un accordo precedentemente stabilito con il neosegretario.

Ma se è vero che il congresso si è concluso con l’elezione di Armando Hyerace come segretario provinciale, i numeri (49 delegati su 100 appartengono alla mozione Russo) segnano una configurazione che di fatto rende l’assemblea priva di una maggioranza netta. E mostra che l’accordo con Siracusano, se è bastato a vincere il congresso, non consente la stabilità necessaria alla maggioranza. Come dimostra la lecita richiesta dell’altra parte del partito che, quale espressione della minoranza, chiede la rappresentanza del ruolo di presidente.  “Nessuno può pensare di fare da solo”, ha dichiarato Russo, criticando la chiusura del dialogo da parte di Hyerace, avvenuta, a suo dire, senza una motivazione politica plausibile.

Il nodo della presidenza dell’assemblea

Il punto focale della frattura è proprio la presidenza dell’assemblea. Secondo fonti interne al partito, durante le trattative che hanno portato al ritiro di Siracusano dalla corsa alla segreteria, Hyerace avrebbe promesso il ruolo all’ex segretario di Articolo Uno. Tuttavia, con la vittoria della mozione Hyerace, la presidenza è stata rivendicata dalla mozione Russo, che vede in questo incarico un riconoscimento del proprio peso politico.

“La nostra assenza dall’assemblea non è stata un capriccio”, ha spiegato Alessandro Russo, “bensì una reazione all’improvvisa decisione di Hyerace di interrompere il dialogo sulle soluzioni condivise, nonostante settimane di trattative per un accordo che tenesse conto del nostro risultato politico”. Russo ha anche sottolineato come l’assemblea stessa, privata del numero legale, abbia dimostrato l’impossibilità di governare il partito senza un percorso inclusivo.

Le reazioni di Hyerace

Da parte sua, Hyerace si è detto sorpreso dell’assenza dei delegati della mozione Russo. “È nato un nuovo PD, che si candida a essere alternativa di governo, e io non sarò mai un uomo solo al comando”, ha dichiarato il segretario provinciale. Tuttavia, l’assenza di una segreteria e di altri organi di partito lascia aperta la questione della governance interna e della capacità del PD messinese di superare le proprie divisioni.

La spaccatura tra le due mozioni riflette una difficoltà più ampia del PD messinese nel definire una strategia politica unitaria. “Questo partito ha bisogno di un percorso sereno”, ha dichiarato Russo, aggiungendo che il panorama politico locale, segnato dalla combinazione tra destre e populismo, dovrebbe spingere Hyerace a includere tutte le anime del partito. “Dimostri di essere davvero il segretario di tutti”, ha concluso.

Il caso Siracusano e la disputa sulla presidenza dell’assemblea rappresentano dunque non solo un problema organizzativo, ma anche un test cruciale per la leadership di Hyerace. Riuscirà il PD messinese a superare le sue divisioni e a presentarsi come forza coesa di opposizione?

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it