Maurizio Croce, ex capo dell’Ufficio Regionale per il Dissesto Idrogeologico, ha patteggiato una pena di 3 anni, 7 mesi e 10 giorni nel processo per corruzione e finanziamento illecito ai partiti legati ai lavori del torrente Bisconte-Cataratti. La pena, approvata dalla prima sezione penale del Tribunale di Messina, presieduta dal giudice Domenico Armaleo, prevede anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
L’accordo, inizialmente fissato a 3 anni e 6 mesi, è stato leggermente aumentato prima della ratifica definitiva. Contestualmente, a Croce sono stati revocati gli arresti domiciliari come richiesto del suo legale, Bonni Candido.
L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dai sostituti procuratori Liliana Todaro e Marco Accolla, ha evidenziato una rete di favori illeciti orchestrati durante l’esecuzione dei lavori sul torrente Cataratti-Bisconte. Croce è stato accusato di aver richiesto interventi extra, tra cui lavori di rifacimento al Verdura Resort di Sciacca per un valore di oltre 90.000 euro, apparentemente “scontati” dall’importo dell’appalto.
Oltre a Croce, anche Giuseppe Capizzi, ex sindaco di Maletto e imprenditore, ha ottenuto una pena di 2 anni con sospensione condizionale grazie alla sua collaborazione con la magistratura. Francesco Vazzana, ex direttore dell’Arpa Sicilia, sconterà 3 anni attraverso lavori di pubblica utilità, mentre Rossella Venuti ha patteggiato una pena di 2 anni con sospensione condizionale.
Il procedimento giudiziario coinvolge complessivamente 14 imputati, di cui otto hanno scelto il rito ordinario. Il caso, che ha scosso l’opinione pubblica e la politica siciliana, continuerà a far discutere nel panorama locale e nazionale.