La strada verso l’avvio dei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina si complica ulteriormente. Nonostante l’approvazione del progetto definitivo da parte del Ministero dell’Ambiente, il parere della commissione Via è stato condizionato da 62 richieste di integrazioni, che rischiano di ritardare notevolmente il cronoprogramma auspicato dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il quale puntava all’apertura dei cantieri nei primi mesi del 2025.
Tra i punti sollevati dalla commissione Via e sui quali il quotidiano La Repubblica fa un’anticipazione, emergono nodi complessi:
- Rischio sismico e faglie attive: La commissione richiede studi più approfonditi su faglie ritenute attive, con nuove indagini geofisiche e paleosismologiche. Nonostante le rassicurazioni dei progettisti sulla capacità del ponte di resistere a sismi di magnitudo fino a 7.1, mancano ancora analisi complete in tema di vulnerabilità sismica.
- Altezza del ponte: Il progetto presenta un “giallo” tecnico legato all’altezza. Sebbene la Stretto di Messina Spa abbia proposto di innalzare l’impalcato a 77,5 metri per consentire il transito delle navi da crociera più grandi, la documentazione ufficiale Via fa ancora riferimento ai 65 metri del progetto precedente, insufficienti per garantire una navigabilità adeguata. Eventuali modifiche richiederebbero un nuovo parere della commissione, aggiungendo almeno un anno ai tempi già stimati.
- Impatto ambientale: Le richieste includono un aggiornamento degli studi sull’approvvigionamento idrico dei cantieri, che rischia di lasciare Messina senz’acqua, e sul mantenimento della flora e fauna marine, con monitoraggi da estendere a un anno intero.
- Analisi dei flussi di traffico: È necessario dimostrare che l’opera soddisfi effettive esigenze di trasporto, dato il suo enorme impatto economico.
Le prescrizioni della Via dunque dovranno essere integrate nel progetto esecutivo prima di poter aprire il cantiere. Con 62 punti di criticità da risolvere, il completamento di tali integrazioni appare difficilmente compatibile con l’obiettivo di avviare i lavori nel 2025.
La commissione Via, composta anche da membri vicini a Fratelli d’Italia e Lega, è stata contestata dal centrosinistra per presunti conflitti d’interesse, ma ciò non ha evitato un parere fortemente vincolante. Questo dimostra la complessità tecnica e politica che il progetto deve affrontare, mentre i dubbi su costi, tempi e impatti continuano a crescere.
Il futuro del Ponte sullo Stretto rimane dunque incerto, e i tempi si allungano mentre si accumulano ulteriori ostacoli.