Assistenza disabili: il caso dei fratelli Giannino e la noncuranza della Messina Social City

di Palmira Mancuso  – Dopo la pubblicazione del nostro ultimo articolo, numerosi cittadini hanno rotto il silenzio, portando alla luce una realtà fatta di carenze, inefficienze e gravi problematiche all’interno del sistema dei servizi sociali.  Le storie di cui avevamo parlato non sono purtroppo casi isolati, ma anzi hanno fatto emergere una serie di segnalazioni che testimoniano una situazione diffusa e dolorosa, che coinvolge soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione.

Alla base di tutti i disagi c’è quanto abbiamo denunciato diversi mesi fa (anche attraverso un intervento politico) ovvero che i servizi essenziali, che dovrebbero essere garantiti con i fondi del bilancio comunale, vengono invece gestiti con i fondi di progetti vari (Pac, Ceralacca) il che vuol dire non soltanto che lo stesso servizio viene pagato più volte, ma che non c’è continuità tra gli operatori che vengono costantemente cambiati a causa di contratti che durano pochi mesi, con disagi importanti per le famiglie e gli stessi utenti.

Un esempio emblematico ci è giunto attraverso un toccante messaggio di una tutrice che da anni si occupa di due disabili gravissimi, i fratelli Giannino, Placido e Filippa, disabili gravissimi dalla nascita, che adesso che hanno 58 e 62 anni, e che hanno subito persino l’onta di vedersi arrivare in casa un operatore che in realtà era un barbiere e aveva difficoltà anche a pulire le bave. Si perchè anche di questo si tratta. Non è semplice il lavoro degli operatori, e non si può improvvisare.

Questo grido di allarme non solo rappresenta la loro difficile condizione, ma diventa una denuncia pubblica a difesa di tutti i disabili e delle persone fragili che, come loro, subiscono le conseguenze di un sistema che appare incapace di offrire risposte adeguate.

La tutrice racconta come, dopo 28 anni di servizio, l’ultimo anno sia stato caratterizzato da continui disagi e prese in giro. Gli operatori assegnati, con contratti precari di soli due mesi, hanno creato una situazione di incertezza continua, con personale spesso inadatto a gestire casi di disabilità così gravi. L’episodio più recente è emblematico: tutti gli operatori in servizio hanno visto scadere il contratto senza alcun rinnovo, lasciando i suoi assistiti senza assistenza. La promessa di un personale stabilizzato si è rivelata un’illusione, con l’unico operatore maschile (fondamentale per le esigenze fisiche dei disabili in questione) tolto dal servizio, mentre le nuove risorse assegnate risultano non adeguate per gestire la situazione complessa.

“Questi mi hanno dato e questi posso mandarti,” è stata la risposta gelida ricevuta dall’assistente sociale, che ha esasperato una situazione già precaria. La frustrazione della tutrice si è trasformata in una vera e propria denuncia: “Sono stanca. Questi sono gli obiettivi raggiunti? Complimenti, mi viene solo da vomitare,” scrive, affermando con forza che non si fermerà fino a quando la situazione non sarà risolta.

Questo racconto, come molti altri che ci sono arrivati in queste ore, denuncia una profonda crisi nel sistema dei servizi sociali. Un sistema che, invece di sostenere le persone più deboli, le lascia spesso in balia di decisioni inefficienti, cambiamenti continui di personale e promesse non mantenute.

L’invito della tutrice a unirsi nella lotta per i diritti dei più fragili è un appello accorato: “Vi chiedo di non lasciarmi sola. Lottiamo per le cose giuste e affinché la verità venga fuori.” Il suo messaggio ha già risuonato tra molti altri cittadini che, finalmente, stanno trovando il coraggio di denunciare situazioni simili, facendo emergere un problema che per troppo tempo è rimasto nascosto.

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