di Palmira Mancuso – “La vergogna del cenone del 24/12/2023! Il 24/12/2023, alle ore 18:00 a Fratelli Tutti è stato servito agli ospiti un aperitivo con degustazioni tipiche del Natale, pubblicizzato già il 20 dicembre nell’ambito del cartellone degli eventi natalizi organizzati dalla Messina Social City. Senza contare che quotidianamente “il comparto poveri” degli ospiti di Fratelli Tutti è seguito con diete personalizzate che tengono conto di eventuali patologie, esigenze religiose, sempre nel rispetto di una sana alimentazione”.
Queste parole sono tra quelle in risposta allo “scandalo” del cenone di Natale, in cui con un post sui social la dirigenza di Messina Social City, che ha espressamente imposto di “mettere like e condividere” ai suoi dipendenti, sarebbero servite a “smontare” le accuse rivolte alla società, che ricordiamo è a capitale pubblico. Le “asquinate” non sono finite, la stessa società ha infatti diramato (per mezzo di ufficio stampa privato) un elenco con i numeri degli utenti a cui vengono destinati i servizi: “Più di 1000 accessi al pronto intervento sociale, 1000 minori coinvolti in attività socio-educative, 776 alunni con disabilità – Servizi sociali, a Messina record di 5300 utenti al giorno: “Da Welfare State a Welfare Community” La presidente di Messina Social City Valeria Asquini: “La nostra realtà è un unicum nel Sud Italia, ha cambiato radicalmente la logica della gestione del sociale”.
Un elenco, pubblicato sulla stampa, che tuttavia non parla di “come” vengono erogati i servizi , né del “quanto” ci costano: ricordiamo che grazie ad una inchiesta giornalistica è emerso che nel contratto stipulato tra il Comune e la Messina Social City sono stati stanziati 323.312 euro per la gestione dei centri di assistenza e accoglienza per senza tetto e senza fissa dimora, per il pronto soccorso e per gli alloggi di transito (che meritano un articolo a parte). Per tutti gli utenti che gravitano intorno a questa realtà l’alimentazione è unica: i pasti forniti dalla ex ditta di pulizie, infatti, vengono distribuiti in maniera medesima.
E già basta questo a smentire Valeria Asquini: perché, nonostante il suo imperativo divieto a “far uscire notizie”, anche i poveri hanno la loro dignità e non sono stupidi, ne ricattabili (al contrario di chi pensa, giustamente, a salvare il precario posto di lavoro in un contesto così discrezionale).
Ed eccoli i pasti che sono stati forniti nell’ultima settima, dopo lo “scandalo” del cenone: pasti freddi, risicati, scatolette di tonno da 50 gr, o carne in scatola da 50 gr, formaggini, una fetta di prosciutto. Mai cibo fresco se non si tratta di riso o pasta (fredda naturalente). E nessuna “dieta personalizzata”, tantomeno il tenere conto di patologie o religione.
Foto e commenti, da parte di chi questi cibi li deve mangiare, che dimostrano quanto non basti un comunicato stampa per cambiare la narrazione: i fatti restano, e i numeri non hanno simpatie.