Nuovo capitolo per la vicenda processuale che ha visto protagonisti gli occupanti nel lontano 2015 della ex caserma dei carabinieri di proprietà Stagno D’Alcontres: è stata infatti ribaltata la sentenza di primo grado dello scorso luglio con la quale si condannavano gli imputati ad 1 anno e 7 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di euro 500. Il giudice di Appello attraverso una circostanziata sentenza di 8 pagine, ha assolto gli imputati, riconoscendo loro lo “stato di necessità” (art. 54 C.P.)
“La sentenza rende giustizia sicuramente sul piano squisitamente penale ricostruendo storicamente e minuziosamente lo stato di estrema vulnerabilità socio-economica e abitativa in cui versavano le dieci famiglie (con17 bambini); condizione imprescindibile che ha spinto ad occupare tempestivamente una struttura, per altro abbandonata e ammalorata da diversi anni. – commentano in una nota il segretario messinese dell’Unione Inquilini Gianmarco Sposito, con il segretario nazionale Walter De Cesaris” –
Questi sono stati gli elementi costitutivi della scriminante ovvero le motivazioni che hanno condotto all’assoluzione degli imputati perché il fatto non costituisce reato o perché il fatto non sussiste. Ci tocca ricordare, anche in questa occasione, che la Procura avanzò richiesta di archiviazione del procedimento già a maggio del 2019 e la famiglia Stagno d’Alcontres con il proprio legale si opposero, animati, da quello che in più occasioni abbiamo definito “un intollerabile spirito punitivo”.
Ringraziamo apertamente il nostro legale, l’Avv. Carmelo Picciotto, per la meritoria azione svolta e per l’indiscutibile dedizione e perseveranza con cui difende nelle aule dei tribunali i segmenti più fragili della nostra società.
Resta tuttavia il problema politico e sociale dell’abitare che sporge prepotentemente il capo anche dalle righe di questa sentenza. Non viene garantito in questo Paese il diritto all’abitare e al contempo centinaia di migliaia di alloggi popolari e privati sono vergognosamente sfitti, inutilizzati e abbandonati.
Sarebbe il caso rovesciare il mantra della legalità. Troppo spesso alla sbarra ci finiscono i più poveri del Paese. Il Governo continua a gettare benzina sul fuoco: inasprire le pene fino a 9 anni di carcere per chi occupa un alloggio, senza fare alcuna distinzione tra un alloggio popolare e una struttura abbandonata pubblica o privata o addirittura applicando la norma nei confronti di chi viene sfrattato, che risulta occupante senza titolo per un periodo determinato, è un atto barbaro, incivile, odioso e profondamente classista.
Iniziamo a pretendere legalità dallo Stato che dovrebbe impedire che gli sfratti violino i diritti umani e disattendano i Trattati e le Convenzioni ratificati dal nostro Paese.
Dobbiamo pretendere – concludono i sindacalisti – nel rispetto della nostra Costituzione, che i privati non lascino marcire colpevolmente i propri edifici in barba all’ art. 42 della Costituzione che statuisce sulla funzione sociale della proprietà privata.”