La Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno, primo firmatario il capogruppo del Mpa, Carmelo Lo Monte, che impegna il governo a potenziare la rete ferroviaria meridionale con particolare riguardo a quella siciliana e messinese. L’esecutivo Monti ha dato parere favorevole all’Odg che dice no al “Federalismo delle Rotaie”.
Il governo Monti s’impegna a predisporre un piano per il potenziamento della rete ferroviaria meridionale. Ieri pomeriggio la Camera dei deputati ha detto sì all’ordine del giorno presentato dal gruppo Mpa con primo firmatario l’onorevole Carmelo Lo Monte, capogruppo alla Camera del Movimento per le autonomie. Il governo Monti ha dato parere favorevole all’Odg che “impegna il Governo nel suo ruolo di azionista unico e di decisore strategico del Gruppo FS, ad intervenire urgentemente e in modo risolutivo al fine di assicurare servizi di mobilità uniformi su tutto il territorio nazionale compreso quello siciliano, a partire dal ripristino dell’esercizio dei convogli a lunga percorrenza da e per la Sicilia; a predisporre un piano per il potenziamento infrastrutturale della rete ferroviaria meridionale che preveda l’ammodernamento degli impianti di manutenzione e del parco rotabile, anche con la creazione di un polo industriale per la progettazione, la velocizzazione delle linee, la universalità del servizio, il mantenimento dei treni a lunga percorrenza , lo sviluppo del traffico merci. Nel documento si fa riferimento al nodo ferroviario messinese che ha subito drastici tagli dei convogli ferroviari, ultimo quello operato con l’attivazione del nuovo orario invernale il 10 dicembre scorso che hanno fatto registrare nella sola Sicilia dal 2007 una riduzione del 65% dei treni passeggeri traghettati a lunga percorrenza, percentuale che sale a circa il 75% nel settore dei treni merci, mentre le navi traghetto sullo Stretto di Messina sono passate da tre ad una che svolge servizio sia diurno più una che svolge solo servizio diurno. Con il recente cambio orario inoltre si passerà dagli attuali 26 collegamenti a 10 e (che si fermeranno tutti a Roma) cancellando totalmente le comunicazioni per Torino (treni andata e ritorno 1944/1945) , Milano (treni andata e ritorno 1926/1927) e Venezia (treni andata e ritorno 1930/1933).
Sul fronte occupazionale nell’arco di sette anni, infatti, Trenitalia ha dimezzato il proprio organico per i treni a lunga percorrenza: da 142 macchinisti si è passati a 64, da 115 capitreno a 63 e da 257 operatori della manutenzione agli attuali 151, senza tener conto della perdita dei posti di lavoro dell’indotto ferroviario, in particolare dei lavoratori del segmento notte (Servirail – ex Wagon lits) e del segmento pulizie, per un totale di 2.616 unità occupazionali.
L’ordine del giorno ha evidenziato che la riduzione di risorse per il trasporto pubblico rappresenta un grave errore strategico poiché oltre a limitare il diritto alla mobilità dei cittadini, comporta un aumento dei costi sociali legati ad un aumento di incidentalità, congestione ed inquinamento, e deprime lo sviluppo economico con conseguente generale peggioramento della qualità della vita.
Il gruppo Mpa alla Camera ha ricordato che Rete Ferroviaria Italiana, società del Gruppo FS che gestisce l’infrastruttura ferroviaria, e Trenitalia , società che gestisce il trasporto di passeggeri e merci, sono due aziende pubbliche che operano in regime di diritto privato. La scelta di tale forma giuridica, se da una parte richiede il rispetto di parametri di efficienza imposti dal mercato, dall’altra deve garantire l’erogazione del servizio pubblico universale , in condizioni di parità, a milioni di cittadini evitando di sconfinare in una forma di odioso “federalismo delle rotaie”.