di Fra Giuseppe Maggiore – Ieri la Gazzetta del Sud, ha pubblicato un’intervista al Commissario Straordinario Leonardo Santoro che per 100 giorni ha governato la città di Messina dopo le dimissioni di Cateno de Luca. Nell’intervista Santoro fa cenno alle varie problematiche riscontrate facendo una sorta di bilancio del suo operato soffermandosi su alcune criticità che riguardano le società partecipate del Comune di Messina. L’ex Commissario alla domanda quale problematiche ha riscontrato, risponde:
«La Social City, ad esempio, aveva chiesto circa 200 assunzioni, io le ho stoppate, chiedendo che prima si attingesse alla long list o si stabilizzassero i precari storici, come quelli ex Casa Serena. Che io sappia, però, non è stato fatto. E sempre alla Social City, avevo sollecitato, dopo diverse lamentele, sia per iscritto che con vive raccomandazioni, la soluzione di alcune criticità alla Casa di Vincenzo. Ma anche qui non ho avuto riscontro».
C’è un detto che credo sia azzeccato per descrivere l’ottusità a problematiche presenti al dormitorio pubblico “Casa di Vincenzo”: “Non c’è più sordo di colui che non vuole sentire”.
Da circa tre anni infatti problematiche e criticità vengono esposte nelle sedi opportune: problematiche legate all’incompetenza di un personale non qualificato per poter interagire con soggetti fragili che vivono la strada, alla mancanza di formazione, ad un regolamento improvvisato in base alle situazioni che di in volta in volta si presentano, alla poca sensibilità e prudenza nel relazionarsi con soggetti affettivamente deboli. Nell’agosto del 2021 alla scadenza del contratto per la Casa di Vincenzo, l’Assessore ai Servizi Sociali Dott.ssa Calafiore, prendendo visione e consapevolezza della grave situazione della gestione del dormitorio pubblico, cerca di porre rimedio dimezzando gli operatori Osa e inserendo delle figure professionali per poter aiutare gli ospiti a fare un percorso rieducativo. Fumata nera, anzi nerissima, perché anziché escludere coloro che erano causa delle problematiche segnalate più volte, sono stati trasferiti in altri servizi quelli che avrebbero potuto dare un apporto migliore.
La logica della parentopoli e del clientelismo ancora una volta ha prevalso sui bisogni reali della povera gente che spesso e volentieri si vede umiliata e maltrattata perché si fa la pipì addosso, o perché non rispetta le norme e le regole della casa, dimenticandosi che quegli ospiti sono persone che da anni vivono in strada e che comunque hanno dei problemi proprio legati all’osservanza delle regole. Donne lasciate fuori con bambini piccolissimi perché non avevano il tampone, altri non ospitati perché il documento era straniero o scaduto… senza provvedere a chiamare ne l’unità di strada della Medihospes che provvede a fare il tampone a qualsiasi ora, ne altre case di accoglienza, lavandosi le mani stile Ponzio Pilato e lasciando al freddo e sotto la pioggia il mal capitato. Preciso che tutto questo l’ho visto io con i miei occhi più di una volta.
Essendo il responsabile della Cappella della Stazione Centrale, ed essendo sempre in quella zona, ricevo quotidianamente le lamentele degli ospiti che purtroppo sono costretti a dormire alla “casa di Vincenzo”. Per evitare che io sapessi è stato dato ordine perentorio di non parlare con me, ma addirittura di rivolgersi direttamente a quegli operatori che risultano essere il vero problema di un luogo che dovrebbe accogliere e non respingere, custodire e non aggredire. Comunque dopo il richiamo del Commissario Santoro si è pensato di porre rimedio al problema, almeno apparentemente, cambiando il responsabile degli alloggi di Transito, un altro luogo problematico, e del dormitorio. Salvatore Culletta a Bisconte, e Marisa Pisana alla Casa di Vincenzo. Due ottimi professionisti, persone preparatissime… ma se ad un buon allenatore si da una squadra di incompetenti, questi potrà mai vincere il campionato? Il problema si ripete… un altro detto dice: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.
Perché questa perseveranza a sguazzare nell’errore? Qual è la paura che blocca un rinnovamento? Forse perché le alleanze con qualche sindacato potrebbero nuocere e inquietare qualcuno ai vertici? Perché qualcuno non la vuole dare vinta ai suoi nemici, tra questi io? Rifiutandosi di capire che ne gioverebbe per l’immagine dell’azienda e soprattutto dei poveri. Forse l’amore più per i finanziamenti che per i poveri ostacola la consapevolezza che l’uomo va promosso, aiutato, rispettato, custodito a priori?
Ma se la casa di Vincenzo, nonostante gli sforzi di alcuni educatori, o come mi è stato detto dagli ospiti stessi, della nuova responsabile, continua purtroppo ad essere un disastro per tanti motivi che non sto qui a scrivere, c’è il “Centro Mai più ultimi”, voluto dall’Assessore Calafiore e sempre gestito dalla Socialcity che, grazie alla competenza e alla sensibilità della Dottoressa Dinah Caminiti è un punto di riferimento per tanti poveri della città. So di attirarmi ancora di più le ire funeste, le calunnie e forse qualche denuncia, ma credetemi non importa… quando ho messo l’abito che indosso ho fatto il proposito di essere voce di chi non ha voce.
Riguardo la minaccia di una denuncia? non vedo l’ora, così possiamo fare chiarezza su tante vicende. Mi auguro invece che prevalga il buon senso e che gli organi di competenza possano intervenire per poter custodire i poveri vera carne di Cristo e non mera fonte di guadagno.