di Michele Bruno – Per il Sindaco di Messina Cateno De Luca la Città è salva dal dissesto. Ma le cose non stanno esattamente così, o quantomeno è ancora presto per dirlo. Quello che in realtà si sa è che Il Sindaco, assieme alla sua Giunta, in audizione di fronte alla Corte dei Conti, ha depositato una difesa di circa 120 pagine su quanto fatto dall’Amministrazione in più di 3 anni di gestione contabile e ha dato la notizia di aver chiesto al Governo una rimodulazione del Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale esitato nel Novembre 2018.
La Corte quindi non dovrà, per il momento, pronunciarsi su alcunché. Nelle situazioni come questa la palla torna al Consiglio Comunale, che in passato aveva votato il così detto Piano “Salva Messina” voluto da De Luca e che con ogni probabilità voterà anche questo nuovo Piano rimodulato, in caso contrario vi sarebbe il serio rischio di una bocciatura successiva da parte della Corte, dunque il dissesto di Messina e la nomina di un Commissario.
Dopo questo passaggio, toccherà al Ministero dell’Interno e poi nuovamente alla Corte dei Conti valutare il nuovo Piano, che potrebbe essere accolto, come anche bocciato. Per presentare il nuovo Piano al Consiglio, la Giunta De Luca ha 120 giorni a decorrere dalla presentazione al Governo della richiesta di rimodulazione (31 Maggio 2022).
Quello che si legge anche da diverse parti è che la Corte dei Conti abbia approvato la rimodulazione, esprimendo un giudizio di apprezzamento. Ma il magistrato solitamente espone le deduzioni della Corte e commenta brevemente le controdeduzioni ricevute (in questo caso le 120 pagine di De Luca), poi dà la parola ai rappresentanti dei Comuni convocati (solitamente più di uno) e pone domande. Infine dichiara chiuso il contraddittorio e si riserva di esprimere una decisione, generalmente prendendo anche tempo per un più approfondito esame della documentazione che, quasi sempre, viene depositata in udienza. Di solito non ci sono mai giudizi di merito, sarebbe irrituale che ciò sia avvenuto proprio stavolta.
La rimodulazione del Piano è invece probabilmente una soluzione di segno opposto a quanto ha affermato il Sindaco. Evidentemente De Luca deve essersi reso conto della validità dei rilievi mossi dalla Corte, quindi il Piano andava modificato tenendo conto di questi, per non rischiare davvero il dissesto.
In realtà le chiare difficoltà di De Luca, che non prevedeva questa situazione, sono espresse nella stessa relazione di circa 120 pagine con cui la Giunta risponde ai 10 punti di criticità sollevati dalla Corte dei Conti:
«Non ci aspettavamo che l’istruttoria sulla rimodulazione del PRFP del 23 novembre 2018 durasse oltre tre anni! Tale situazione ci ha spiazzati perché eravamo coscienti che dal 2023 in poi avremmo sottratto alla gestione corrente il doppio delle risorse necessarie per far rispettare le previsioni del PRFP».
Nella relazione viene spiegato inoltre che:
«Essendo consapevoli, perché discusso in sede di ANCI nazionale, che in occasione della legge di bilancio dello Stato sarebbe stata prevista la possibilità di poter procedere ad una nuova rimodulazione dei PRFP (piani di riequilibrio finanziario pluriennale) non ancora approvati dalle competenti sezioni delle Corte dei Conti, abbiamo forzato il nostro
linguaggio comunicativo anche in relazione alle dimissioni del Sindaco per persuadere alcuni creditori irriducibili e che rappresentavano una entità debitoria imponente.
Un minuto dopo che è stato sottoscritto con l’impresa Schipani l’accordo che ha evitato un danno al comune di Messina di oltre 40 milioni di euro e che lo avrebbe trascinato al dissesto nel giro di qualche anno, abbiamo presentato l’istanza per richiedere la rimodulazione del PRFP entro il prossimo 30 maggio 2022».
Quindi la Giunta ha deciso di avvalersi della Legge di Bilancio del30 Dicembre 2021, per poter esercitare la facoltà di rimodulare il proprio Piano.
Va valutato inoltre che se dovesse dimettersi, come ha più volte detto in questi giorni, e come dovrebbe definitivamente avvenire giorno 14, lascerebbe l’onere di un’operazione delicata ed importante come questa ad un Commissario.
Emerge infine che i modi comunicativi di De Luca in merito alle dimissioni sarebbero serviti a convincere molti creditori. Questo lo disse anche nella diretta del Primo Febbraio scorso, il giorno dopo aver inviato la richiesta di rimodulare il Piano. In essa addirittura ammetteva spontaneamente di aver inserito, proprio per fare pressione sui creditori, tutta una serie di debiti che non andavano trascritti all’interno del Piano. Cosa che lascia comunque molti dubbi sulla validità di questo piano, a prescindere dai dubbi esposti dalla Corte.