“Con riferimento a notizie stampa relative all’aumento TARI secondo cui i cittadini pagano la Tassa sui rifiuti più alta”, chiarisce quanto segue l’Assessore con deleghe alle Politiche Ambientali e ai Rapporti con Messinaservizi, nonché presidente SRR Messina Area Metropolitana, Dafne Musolino.
“La TARI, per legge, deve coprire con il suo gettito, l’interno costo del ciclo dei rifiuti, a partire dalla raccolta, fino al trasporto e smaltimento dei rifiuti ed è ormai impostata sul principio, di derivazione della legislazione della Comunità europea, ‘chi inquina, paga’. Le superiori premesse – evidenzia l’Assessore – si rendono necessarie al fine di chiarire come la tariffa sia condizionata dal costo dello smaltimento dei rifiuti, che costituisce una voce sulla quale l’Amministrazione comunale non ha alcuna autonomia.
Avevamo già preannunciato la scorsa primavera come l’assenza di impianti nella Sicilia orientale e nel territorio della provincia di Messina avrebbe comportato un inevitabile aumento dei costi in conseguenza della saturazione degli impianti privati esistenti e della necessità di individuare nuovi impianti al di fuori del territorio comunale.
Ciò che avevamo annunciato, ha trovato piena conferma. In data 13 gennaio 2022 il Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti ha comunicato che fino al 31 marzo 2022 il Comune di Messina, al pari degli altri Comuni dell’ambito di appartenenza, avrebbe continuato a conferire i rifiuti indifferenziati presso l’impianto di Sicula Trasporti.
Qualche giorno dopo la stessa Sicula Trasporti ha trasmesso a tutti Comuni il testo con la nuova convenzione, con la quale ha comunicato che a far data dall’1 gennaio 2022 la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati è passata da € 130,00/ton più IVA a € 240,00/ton più IOVA, determinando un consistente aumento dei costi.
Queste sono le conseguenze dell’assenza della programmazione regionale in tema di impiantistica dei rifiuti: il governo Musumeci in quasi cinque anni di amministrazione non ha realizzato nemmeno uno degli impianti per i quali disponeva delle risorse già finanziate, con la conseguenza che quelli esistenti sono giunti a saturazione, rendendo necessario il conferimento dei rifiuti fuori dalla Regione.
Chiariamo che questa nuova tariffa maggiorata, comunicata dalla Sicula Trasporti, non può essere negoziata dal Comune né esistono altri impianti presso i quali conferire i rifiuti indifferenziati, e sapete perché? Perché il trasporto dei rifiuti fuori dalla regione è possibile solo a condizione che gli stessi vengano avviati a recupero, ciò significa che prima di uscire dalla regione i rifiuti andrebbero sottoposti ad un previo trattamento al fine di perdere la natura di rifiuto indifferenziato per assumere la natura di rifiuto speciale. E indovinate un po’? L’unico impianto prosegue la Musolino – dove i rifiuti indifferenziati potrebbero essere conferiti per essere trattati prima di essere trasportati al di fuori della regione, è sempre quello di Sicula trasporti.
Se poi vogliamo raccontarla tutta, aggiungiamo che non appena i rifiuti entrano in impianto, la titolarità degli stessi si trasferisce in capo al gestore dell’impianto, con conseguente impossibilità per il Comune di stabilire una destinazione per il recupero dei rifiuti in autonomia.
L’aumento della tariffa per lo smaltimento dell’indifferenziato, conseguenza dell’assoluta incapacità del governo regionale di uscire dall’emergenza rifiuti, deve farci capire che non è più tempo di indugiare, bisogna accelerare per raggiungere il risultato finale del 65% della RD, in modo da ridurre al minimo possibile la spesa per lo smaltimento dell’indifferenziato e neutralizzare quanto più possibile l’inerzia dell’amministrazione regionale e della totale assenza di programmazione in tema di impianti.
Anche su un altro aspetto avevamo ragione: Musumeci aveva anticipato e promesso che la Regione avrebbe sostenuto l’extra costo ricorrendo ai fondi POC. Al di là delle promesse e delle dichiarazioni programmatiche, non abbiamo ricevuto nulla, fatta salva la precisazione che si tratterebbe di un contributo ‘a rendicontazione’, cioè il Comune dovrebbe prima pagare e poi otterrebbe un contributo sulla maggiore spesa sostenuta per lo smaltimento dell’indifferenziato, senza tenere conto che una simile modalità di sostegno economico oltre a rilevarsi tardiva, impantanerebbe le amministrazioni comunali in attività di rendicontazione che si tradurrebbero, come tutte le altre volte in cui si è fatto ricorso a simili strumenti, in un sostegno solo verbale che non influirebbe comunque sulla spesa che i Comuni, nell’immediato, sono in ogni caso chiamati a sostenere”, conclude il documento.