di Michele Bruno – Dramma sulla A/20 nel pomeriggio di ieri, dove una donna incinta, partita da Mistretta per raggiungere l’ospedale di Patti, ha partorito durante il tragitto in autostrada.
La donna di 37 anni, alla 27ma settimana di gestazione e che già questa ieri mattina aveva accusato dolori, era partita in auto dal comune montano accompagnata dal marito, ma è stata costretta a fermarsi per dare alla luce il bambino, subito dopo Santo Stefano di Camastra, nei pressi di una galleria.
Allertati i soccorsi, sul posto sarebbero giunte due ambulanze, una che ha soccorso il piccolo, che però non ce l’ha fatta ed è morto durante il tragitto verso l’ospedale di Sant’Agata Militello ed un’altra che ha soccorso invece la donna e l’ha condotta all’ospedale di Patti.
Apprendiamo che è stata aperta un’inchiesta sull’accaduto.
Un esito che forse si sarebbe potuto evitare se l’ospedale locale a Mistretta non fosse stato chiuso.
«La tragica notizia della morte di un bimbo nato prematuro nel tragitto tra Mistretta e il punto nascita di Patti è il gravissimo epilogo di una questione che da troppo tempo la politica e le istituzioni non riescono a portare a soluzione. Le condizioni orografiche e i collegamenti stradali della Provincia di Messina sono tali che, come in altri parti d’Italia, occorrerebbe ribaltare e riconsiderare i parametri che determinano l’allocazione dei punti nascita. Si abbia il coraggio di scelte forti mettendo in primo piano unicamente gli interessi delle persone, e non la tutela di qualche primariato, immaginando equipe che operino su più strutture avvicinando i servizi ai concreti bisogni delle donne e dei nascituri. Abbiamo provveduto ad informare il Ministro della Salute Roberto Speranza dell’accaduto affinché possa valutare se e come intervenire».
E’ la reazione alla notizia della deputata alla Camera di Articolo Uno Maria Flavia Timbro e del segretario provinciale Domenico Siracusano.
Più dura è la reazione di Ella Bucalo, deputata di Fratelli d’Italia.
«Dietro questa morte c’è tutta l’inefficienza ospedaliera venuta fuori a seguito di una riforma sanitaria cieca, decisa dal governo centrale, che stabilisce il taglio di parecchi punti nascita negli ospedali italiani. Quel bimbo è morto perché il punto nascita più vicino era quello dell’ospedale di Patti: la politica ha tagliato quello di Mistretta, Comune in cui vive la partoriente, e quello di Sant’Agata Militello, poco distante da casa invece quello di Patti, verso cui necessariamente hanno dovuto dirigersi i genitori dello sfortunato neonato, è distante parecchi chilometri. E questo succede perché, in linea con le decisioni di governo, anche la Sicilia ha dovuto tagliare i punti nascita che registravano meno di 500 parti l’anno». «Oggi, che la morte di questo bambino – aggiunge Ella Bucalo – dovrebbe toccare le coscienze politiche, ritengo impellente rivalutare questi criteri e ripristinare un reparto che deve puntare a salvare vite umane e non logiche inadeguate ai bisogni del territorio».