Crisi Evergrande, un altro tassello nel puzzle del rischio

Cosa può imparare il mondo dal caso Evergrande? Si tratta di un caso isolato o di una vera e propria rottura del ciclo economico-finanziario? Evergrande, com’è venuto alla luce grazie alla cronaca degli ultimi tempi, è il secondo più grande imprenditore edile della Cina, che si è rapidamente convertito da “società immobiliare di maggior valore al mondo” nel 2018 a “società più indebitata del mondo” di recente.

In questi giorni, infatti, è letteralmente scivolata ai minimi per il mancato pagamento in scadenza: è rimasta muta sul suo importantissimo debito scaduto il 23 settembre, una cedola sul debito offshore da 84 milioni di dollari. Tecnicamente il default viene dichiarato trascorsi 30 giorni dal mancato pagamento, ma alle autorità locali è stato chiesto di prepararsi comunque al peggio. Pechino non verrà in soccorso del gigante immobiliare indebitato per 300 miliardi di dollari, ma la Banca centrale è intervenuta anche oggi per stabilizzare il sistema iniettando nel sistema altri 70 miliardi di dollari.

Un problema per diversi settori e per i vari investitori. Attenzione al rame, insieme ad alluminio e ferro, i cui prezzi sono scesi ai minimi di un mese. Questo è come conseguenza al fatto che venga utilizzato nelle costruzioni e quindi tutto il comparto ha subito una battuta d’arresto proprio in concomitanza con la crescita dei timori sulla situazione di Evergrande. Ma non solo, è estremamente manipolato dalla stessa Cina (torna sulla media 200 periodi) che vuole abbassare l’inflazione, e secondo l’ultimo report mensile dell’International Copper Study Group, il mercato mondiale del rame raffinato ha mostrato un deficit di 90.000 tonnellate a giugno, rispetto a un surplus di 4.000 tonnellate nel mese precedente.

Quello che secondo alcuni non dobbiamo aspettarci è che il governo cinese salvi l’azienda. In primo luogo, Pechino vuole garantire una crescita sostenibile nel settore immobiliare, eliminando le società sovraindebitate. In secondo luogo, un salvataggio di 300 miliardi di dollari trasferirebbe solo il debito da Evergrande al governo, producendo volatilità nel mercato dei titoli di stato cinesi. Secondo altri esperti, invece, il governo ha sia l’interesse che la capacità di intervenire qualora si rivelasse necessario. In ogni caso, fare previsioni è impossibile, poiché gli investitori generalmente compiono scelte secondo uno schema binario: da una parte quelli che credono che alla fine il governo cinese riuscirà a gestire questa e altre situazioni simili in futuro in modo efficace, dall’altra coloro che credono che la situazione gli sfuggirà di mano.

Proprio per questo motivo, e alla luce di tutti gli aspetti di questa vicenda, il caso di Evergrande è un altro mattone che va ad arricchire il muro del rischio. Sicuramente sarà un elemento da considerare nel posizionamento dei portafogli da qui in avanti.

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