di Salvatore Di Bartolo – “Se qualcosa deve fare la chiesa sulla tematica degli omosessuali è di convocare una grande liturgia penitenziale nella quale tutta la comunità ecclesiale chiede perdono non solo a Dio ma anche alle migliaia di persone che, caratterizzate in modo Lgbt, sono state considerate uno sgorbio della natura e per questo ci si è sentiti autorizzati a perseguitarle ed ad emarginarle”. Questa è la proposta di don Cosimo Scordato, docente di teologia alla ‘Facoltà teologica di Sicilia’ e tra i fondatori del Centro sociale autogestito “S. Francesco Saverio” dell’Albergheria, nel quartiere di Palermo noto per il mercato Ballarò, in merito allo spinoso tema che sta infuocando il dibattito politico nelle ultime settimane, ovvero il testo del Ddl Zan e la successiva ‘ingerenza’ del Vaticano.
Proprio in merito all’intervento della Segreteria di Stato del Vaticano, don Scordato afferma: “Non ci aspettavamo dal Vaticano alcuna nota che mettesse in guardia dai possibili rischi del decreto Zan. Ciò perché lo Stato italiano ed il suo parlamento esercita la sua sovranità attraverso i tanti strumenti della democrazia: in esso partecipano anche tanti cristiani che in forza della loro laicità hanno la competenza per intervenire sulle tematiche politiche e sociali e non hanno bisogno di essere imbeccati. L’intervento del Vaticano ci è sembrato invadente, paternalistico e clericale.
Infine, a quanti sentirebbero messa in discussione la propria libertà di espressione nel caso di approvazione del disegno di legge Zan, Don Cosimo dice: “Ci mancherebbe che ognuno non debba continuare a pensarla come vuole, ma non ci si rende conto che, proprio questo modo di pensare nei confronti del mondo Lgbt è il ‘brutto pensiero’ che ha costituito la condizione per favorire atti di intolleranza verso di loro. Se io penso che una persona è contro natura quale atteggiamento verrà spontaneo coltivare? Nel migliore dei casi di commiserazione”, conclude don Scordato.