Cambiamo Messina dal basso interviene in merito al rinnovato dibattito sul Ponte, a seguito delle discussioni in sede di Commissione ministeriale del Governo Draghi, ecco cosa scrive il movimento:
Quest’anno cade il 50esimo della Legge 17 dicembre 1971, n. 1158 ‘Collegamento viario e ferroviario fra la Sicilia ed il continente’. Francamente non ci aspettavamo, dopo mezzo secolo di discussioni, conferenze, manifestazioni, interventi, pro e contro il Ponte, che il dibattito intorno alla ‘grande’ opera regredisse ai ‘bei’ tempi in cui veniva approvata la legge. Tempi in cui veniva messa la sordina alle posizioni contro il Ponte e si riteneva lecito prendere in giro i messinesi ed i meridionali con il miraggio della grande opera che avrebbe risolto una volta per tutte i problemi occupazionali ed economici dell’area dello Stretto e del Sud Italia.
Oggi, nel diluvio quotidiano di articoli e prese di posizione di politici ed esperti a favore del Ponte, non c’è traccia delle analisi, degli approfondimenti, delle proteste civili e pacifiche di quel movimento d’opposizione al Ponte che smontò e distrusse con l’aiuto di tecnici, esperti, di associazioni e semplici cittadini, i miti fasulli e la retorica finta meridionalista su cui si basavano le tesi dei pontisti. Un movimento partito in 44 gatti e divenuto popolare al punto da portare in piazza, in una città refrattaria alle grandi mobilitazioni, fino a 20.000 cittadini/e che chiedevano di più per la propria terra.
Si, di più, perché non è il Ponte il massimo a cui può e deve aspirare di ottenere il nostro territorio e la nostra comunità.
Non ci bastano i miliardi necessari per completare l’opera, non c’interessa un Ponte per “correre” via dallo Stretto quando non abbiamo ancora l’acqua h24, non abbiamo strade ed autostrade degne di questo nome, non abbiamo ferrovie di questo secolo, non abbiamo porti strutturati per essere realmente punto di riferimento per i traffici mediterranei, non abbiamo una sanità territoriale e di prossimità, non abbiamo scuole sicure, il tempo pieno è un miraggio ed abbiamo ancora alti tassi di abbandono scolastico, mentre l’economia viene strozzata da una mafia sempre presente e capillare.
Si, vogliamo di più del Ponte, altro che la truffa dei 118.00 posti di lavoro che genererebbe il Ponte, quando lo stesso consorzio Eurolink , e non i noponte, dicevano fino a qualche anno fa che ne servivano solo 4457, meno di quanto ne produrrebbe il rafforzamento dei trasporti per l’attraversamento dello Stretto. Vogliamo di più, vogliamo piena e sicura occupazione per tutte e tutti per migliorare la qualità della vita della nostra comunità e per un futuro migliore per i nostri figli.
Si, non ci serve il Ponte per valorizzare le bellezze naturali e culturali del nostro territorio, che invece verrebbero distrutte dal delirio di cantieri, di svincoli, di gallerie che il progetto prevede, come abbiamo dimostrato ampiamente in questi anni, e che si fa finta di dimenticare vaneggiando di un Ponte ecologico in sintonia con la transizione ecologica di cui si parla tanto.
La data del 12 maggio, giorno in cui le Commissioni Ambiente e Trasporti riunite della Camera discuteranno della relazione degli esperti sull’attraversamento dello Stretto, viene vista dai pontisti come una svolta storica per il Sud, mentre è per noi la data d’inizio di una nuova mobilitazione.
Noi lanciamo oggi un appello a quante/i non si sono ancora rassegnate/i a riprendere e continuare la lotta contro il Ponte sullo Stretto perché è la lotta per la difesa e la valorizzazione del nostro territorio, la vera lotta di liberazione da potentati politici, economici e mafiosi, locali e nazionali, che da sempre saccheggiano la nostra terra.