di Michele Bruno – Avere una paga dignitosa e rispetto. Questo è quello che chiedono i giovani riders messinesi uniti nella Union Riders Messina, sostenuti dai sindacati Nidil Cgil e Uil Tucs e dai soggetti politici Potere al Popolo Messina, Rifondazione Comunista Messina, Sinistra Anticapitalista Messina, MDP Articolo 1, e il collettivo Liberazione Queer+ Messina.
Per loro ieri era il No delivery day, sfida che hanno raccolto al livello locale, in un sit in a Piazza Cairoli, parte di uno sciopero nazionale più ampio. Nessuno di loro oggi ha consegnato, e loro hanno chiesto ai consumatori di non ordinare. La decisione è partita da una partecipata assemblea nazionale, il 25 febbraio, della Rete RiderXiDiritti, che ha raggiunto più di 30 città italiane con i propri riders.
Chi sono i riders? Sono i lavoratori delle consegne di pasti caldi che portano i nostri piatti a casa dai ristoranti o dalle catene di fast food e che lavorano per le famose app Deliveroo, Glovo, Just Eat, Uber. Li vediamo in strada spesso sulle loro bici, motorini o monopattini, con la loro borsa col nome dell’azienda per cui lavorano scritta dietro.
“Non è un lavoretto” tiene a dire Giovanni. “Il nostro è un vero e proprio lavoro subordinato, e vorremmo essere trattati come dipendenti. Spendiamo il nostro tempo in questo lavoro”.
Eppure hanno poco o nulla di quello che spetterebbe loro. Ancora Giovanni “siamo inquadrati come lavoratori autonomi e dobbiamo aprire le partite Iva, ma non siamo degli autonomi veri e propri, e siamo costretti a crearci una nostra assicurazione privata”.
I riders lavorano a cottimo, e spesso la paga non basta per chi ha questo come unico modo per vivere. “Io facevo all’inizio anche mille euro al mese, poi anche i compensi si sono abbassati, e molti non ce la fanno così” chiarisce Giovanni.
Le piattaforme dicono quando, come consegnare e decidono il compenso. Non hanno ferie, riposo per malattia, non hanno un vero e proprio contratto.
Un contratto nazionale esiste in teoria, ma Union Riders Messina lo contesta “il Sindacato Ugl si è accordato con l’associazione delle aziende – ndr Assodelivery – per un contratto nazionale farlocco” Spiega Ivan Calì, referente del collettivo autonomo messinese. Lo abbiamo intervistato, sotto il video con l’intervista integrale:
Si tratta di un mercato in espansione quello delle consegne, destinato a crescere anche a causa della pandemia che ci vede costretti spesso a casa e per via della crisi economica. Le app ormai diventate famose rappresentano il 25% del mercato delle consegne a domicilio con un giro d’affari fino a 800 milioni di euro.
La Rete ha lanciato gli hashtag #nodeliveryday #rights4riders #peoplebeferorebenefits #il26nonordino e #boycottapp, e chiesto a tutti i consumatori di condividerli.
Rivendicano infine il riconoscimento di: ferie, riposo per malattia, congedo parentale, una paga oraria al posto del cottimo, il tfr, un monte ore minimo settimale garantito, i diritti sindacali.