Messina Social City, anomalie su fatture e servizi resi: il contratto di servizio cambiato senza il parere del consiglio comunale

di Palmira Mancuso – Un’integrazione al contratto di servizio di cui il consiglio comunale è all’oscuro. Come all’oscuro afferma di essere il segretario generale Rossana Carrubba a cui si è rivolto per avere spiegazioni il consigliere comunale Alessandro Russo nella seduta del consiglio dello scorso 6 novembre 2020. Dubbi tali da far ritirare la proposta di delibera in attesa di delucidazioni nel corso di un nuovo consiglio comuale.

L’anomalia  segnalata dal consigliere è in effetti il tassello di un puzzle complicato, che CittadinanzaAttiva ha documentato, chiedendo formali chiarimenti su come siano stati spesi i soldi del PON Inclusione e su quali effettivi servizi vengono resi dai servizi sociali.

Numeri e carte che parlano di cifre incassate dalla Messina Social City per servizi che avrebbero dovuto già essere erogati e quindi nel bilancio comunale, prima della nascita della partecipata. Spese giustificate con un cambio del contratto di servizio lo scorso 13 ottobre 2020, senza che il consiglio comunale (organo preposto a legittimare gli accordi contrattuali tra il Comune e le sue partecipate) ne sia stato messo al corrente.

Ma cerchiamo di fare chiarezza, partendo dalla denuncia di CittadinanzAttiva che proprio lo scorso 10 novembre ha inviato una pec agli organi preposti, compreso il Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali per chiedere che venga fatta una ispezione sull’uso dei fondi Pon Inclusione che, secondo quanto emerso, sono finiti nelle casse della Messina Social City, mentre dovevano rimanere a disposizione del Dipartimento Politiche Sociali a cui erano stati assegnati per il contrasto alle povertà.

In pratica, come dimostrerebbero le carte in nostro possesso, alcuni servizi che pur dovevano già essere in carico del Comune prima della nascita di Messina Social City, sarebbero stati pagati due volte: parliamo della quota riconducibile al Servizio Famiglie Multiproblematiche per il periodo Marzo 2019 – Settembre 2019, la cui “attinenza” è stata decisa con una determina senza il vaglio del consiglio comunale, e solo lo scorso 13 ottobre 2020. Le fatture liquidate nel 2019 risultano essere comprese nel totale di  € 961.288,23  liquidata dall’area amministrativa (n° 1772 del 22/03/2019) dove € 134.114,17  sono per “Aiuto domestico famiglie p.h. (SADAH); e € 87.257,43 – ai 6 centri socio educativi per minori e famiglie. 

Secondo questa ultima determina gli importi delle fatture coperte finanziariamente in base ad una variazione del contratto che riguarda servizi già compresi nel finanziamento del progetto Pon inclusione,  ovvero che riguardano il Servizio Famiglie Multiproblematiche – “Servizio di Assistenza Domiciliare Anziani nella Città di Messina” e la “gestione dei CSE – Centri socio educativi” realizzato dalla Azienda Messina Social City periodo Marzo 2019 – Settembre 2019 nell’ambito dell’Azione B – Servizio Socio Educativi PON Inclusione FSE 2014/2020 di cui alla Convenzione AV3/2016 – SIC_29 – Comune di Messina sono di 1.068.212,39 euro per ogni mensilità compresi appunto i medesimi servizi, di cui  € 113.758,48 – Gestione per n. 08 centri socio educativi per minori e famiglie e  € 301.479,23 – Assistenza Domiciliare anziani (SADA).

Secondo l’ultima determina “tra i destinatari “Servizio di Assistenza Domiciliare Anziani nella Città di Messina”, affidato alla Messina Social City, sono previste anche le Famiglie Multiproblematiche per le quali si attua un servizio di educativa domiciliare risulta pertinente con l’Azione B – Servizi Socio Educativi PON Inclusione FSE 2014/2020 di cui alla Convenzione AV3/2016 SIC_29 del Comune di Messina e quindi imputabile ai fondi del progetto”; inoltre il dirigente sottoscrive che è “DATO ATTO che è necessario specificare in un atto gestionale aggiuntivo i servizi svolti dall’Azienda speciale Messina Social City per il progetto PON Inclusione Messina SIC_29 per le parti afferenti il “Servizio di Assistenza Domiciliare Anziani nella Città di Messina” e la “gestione dei CSE – Centri socio- educativi”.

Dunque, ad esempio, la somma di 113.758 euro per la gestione dei centri socio educativi è la medesima, sia nel 2019 (dove il servizio era compreso nel Pon Inclusione, e quindi non rientrava nell’ambito della Messina Social City) sia ad oggi che i servizi finanziati col Pon sono stati fatti rientrare con una determina del 13 ottobre nell’ambito della Messina Social City come erogati.

Basterebbe questo per parlare di anomalie. Ma c’è altro. Infatti i numeri delle prestazioni diminuiscono a fronte delle medesime somme fatturate, come denuncia Cittadinanza Attiva che dichiara “ il servizio reso oggi dalla Messina Social City è sottodimensionato in quanto nelle relazioni presentate dall’amministrazione comunale per l’anno 2020 riporta che complessivamente vengono servizi n. 645 UTENTI tra anziani e assistenza alle famiglie delle persone con disabilita’ grave, mentre il servizio come ho già scritto era tarato per 900 anziani + 100 famiglie multiproblematiche e 60 pasti e per il servizio di assistenza alle famiglie con disabilità grave n. 150. In sintesi la Messina Social City SERVE 645 utenti a fronte di 1.150 che dovevano essere serviti, visto che gli operatori assunti erano calibrati per quei numeri  (Standard strutturali ed organizzativi dei servizi e degli interventi socio-assistenziali previsti dalla legge regionale 9 maggio 1986, n. 22 e DECRETO PRESIDENZIALE 4 giugno 1996).”

Inoltre resta la questione dei 32 operatori assunti a tempo determinato con i finanzimenti del Pon Inclusione e che rispondono al Dipartimento Politiche Sociali, destinati ai servizi di “educativa domiciliare” e “famiglie multiproblematiche” che percepiscono il Rei o il Reddito di cittadinanza.

Il prossimo consiglio comunale, previsto lunedì 16 novembre, dovrebbe chiarire quanto emerso su una gestione certamente poco trasparente della partecipata a cui il Comune ogni mese trasferisce oltre un milione di euro dalle sue casse.

 

 

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