In una nota Domenico Siracusano e Maria Flavia Timbro intervengono sull’operazione antimafia “Cesare” che “conferma la presenza strutturale della criminalità organizzata nella città di Messina con un radicamento profondo in alcuni quartieri e con un inserimento sempre più pervasivo nell’economia legale”.
“Quello che emerge dalle indagini – scrivono i rappresentanti di Articolo Uno – ribadisce come la mafia accompagni all’esecuzione di attività illecite, prima di tutto il traffico di stupefacenti, la necessità di costruire un immaginario che crei appartenenza e identità, attraverso l’organizzazione di eventi – come le corse clandestine dei cavalli – che ne enfatizzano il ruolo di controllo del territorio. L’ultimo elemento di analisi, in continuità con le recenti operazioni, riguarda il passaggio generazionale nella guida dei clan e il legame con la mafia catanese dei Santapaola.
Uno scenario inquietante che racconta di una città le cui dinamiche sociali, economiche e culturali sono profondamente influenzate da una presenza costante che orienta le direttrici dello sviluppo e della crescita in maniera irrimediabile. Il coinvolgimento di giovani e giovanissimi dimostra come intere generazioni crescono e vengono “educate” ai disvalori, alla violenza, alla sopraffazione con un pregiudizio decisivo per il loro presente e per il loro futuro. Per questi motivi nello scorso mese di luglio, il gruppo parlamentare di LeU ha interpellato il Ministro dell’Interno per conoscere “quali iniziative di controllo del territorio e di prevenzione e di contrasto della criminalità abbia messo o intenda mettere in atto, per il tramite della prefettura di Messina, anche attraverso l’attivazione delle competenze e delle risorse del «Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica», con il pieno coinvolgimento degli enti pubblici e delle amministrazioni locali”.
La politica cittadina deve mettere al centro della propria agenda la lotta alle mafie. Se è vero che ormai siamo lontani dalla retorica della “città babba” è altrettanto vero che questo tema decisivo non viene acquisito come priorità. Non si può immaginare un possibile rilancio per Messina senza aggredire con forza e determinazione dinamiche perverse che, legate a fenomeni corruttivi e al mal funzionamento della macchina burocratica della pubblica amministrazione, rappresentano un’incredibile zavorra per qualsiasi ipotesi di sviluppo. Si dia piena attuazione al Regolamento Comunale Antimafia e si rafforzino misure di controllo del territorio attraverso una presenza capillare delle istituzioni. Dentro questa logica vanno ripensate le politiche sociali nel loro complesso. Mettere al centro le scuole e i percorsi educativi ma anche qualificare politiche abitative e i percorsi di risanamento oltre che un welfare giovanile che orienti al lavoro nella consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri.
La sinistra e il centro-sinistra hanno tra le ragioni fondanti l’antimafia sociale e politica, non solo per figure come Placido Rizzotto, Peppino Impastato, Pio La Torre e Pier Santi Mattarella, ma per tante esperienze amministrative realizzate specie nel Sud e in Sicilia. Per questo riteniamo fondamentale che, nella costruzione dell’alternativa, le forze progressiste messinesi debbano individuare come pilastro fondamentale strategie di contrasto alle mafie e politiche di sviluppo orientate alla giustizia sociale e all’uguaglianza ed in questa direzione ci attiveremo per organizzare un percorso di approfondimento e condivisione”.