di Palmira Mancuso – Si dice che il gioco preferito di alcuni uomini sia l’eterna gara a stabilire lunghezze (in questo caso capire chi arriva prima e meglio a consentire aperture oltre gli orari previsti dall’ultimo DPCM di Conte) ecco che a Messina abbiamo un esempio da manuale.
Posto che in tutta la Penisola i commercianti stanno protestando dopo che l’ultimo Dpcm ha imposto la chiusura alle 18 per bar e ristoranti, e che anche i Comuni sono chiamati a fare la propria parte, certamente non è cavalcando la rabbia della categoria che si risolvono le questioni ne ingaggiando una “lotta” mediatica con il governatore Musumeci (che ieri ha smentito un post del primo cittadino messinese).
Nell’ultima diretta, infatti, il “monello” Cateno De Luca ha attaccato aspramente il Presidente della Regione, in uno scontro aperto dal sapore elettorale a cui ci si sta persino abituando. De Luca ha sottolineato la lentezza da parte della Regione nell’erogazione della maggior parte dei fondi che avrebbero dovuto sostenere i Comuni durante la fase del lockdown, dispensando suggerimenti su come dovrebbe essere interpretato il ruolo di presidente della regione Siciliana e lo Statuto Speciale, facendo sottindendere che Musumeci non sia in grado di farlo. Salvo naturalmente “copiare” l’ordinanza sindacale, con qualche piccola modifica introdotta solo “per salvare la faccia”.
Ad alcuni più attenti osservatori non è intanto sfuggito che nessuno ha inventato nulla e che in Alto Adige con un’ordinanza sono state introdotte misure meno restrittive «in virtù dei margini di manovra che ci sono concessi dalla nostra autonomia», ha spiegato il presidente della Provincia di Bolzano Arno Komptasher dove cinema, teatri e sale da concerto restano aperti con massimo 200 persone.
Ma quel che nessuno sembra vedere, lo spiega bene il consigliere Alessandro Russo a proposito del “modello Alto Adige”, che non è frutto di alcuna speciale autonomia regionale o provinciale.