Avevano raggiunto l’isola di Lipari con un obiettivo: trafugare reperti archeologici dalla “Secca diu Capistello”, un’area marina che custodisce reperti provenienti da imbarcazioni naufragate nel corso dei secoli, e che giacciono nei fondali.
Così i due cittadini tedeschi dei quali non sono note le generalità, hanno pensato di immergersi e portare “a casa” due anfore del periodo greco-italico (II-III° secolo A.C.), probabilmente non come “souvenir”, ma più probabilmente da destinare al mercato nero di collezionisti senza scrupoli.
Ma la trasferta eoliana si è conclusa con l’arrivo dei Carabinieri che da giorni seguivano gli spostamenti dei sub, che giravano con furgone e gommone.
I due tedeschi, infatti, nella tarda mattinata di mercoledì 2, sono stati fermati dai carabinieri in servizio presso l’unità navale dell’Arma di Lipari, che hanno recuperato le anfore ancora intatte, che sono state destinate al Museo archeologico eoliano “Bernabò Brea” di Lipari, dove ne è esposta un’ampia collezione.
I carabinieri hanno ritrovato tutta l’attrezzatura utilizzata per l’immersione tra cui due “maialini subacquei”, che usano i sub per raggiungere più velocemente i fondali e due rebreather, apparecchiature che permettono di allungare l’autonomia delle bombole.
I due tedeschi, una volta fermati, sono stati condotti in caserma dove si è proceduto alla loro identificazione ed alla contestazione del reato, ma già nel pomeriggio hanno potuto lasciare l’isola con la nave “Laurana” diretta a Napoli.
Infatti un vuoto legislativo rende quasi vano il lavoro di chi contrasta il furto di reperti, perché la legge italiana non prevede misure restrittive.