di Michele Bruno – I lavoratori della Raffineria (Ram) di Milazzo, riuniti dalle sigle sindacali, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec, hanno manifestato ieri di fronte al Palazzo del Comune contro i limiti imposti dal Piano Regionale di Tutela della Qualità dell’Aria che, secondo le loro valutazioni, metterebbe a rischio il futuro dell’azienda e dunque il proprio posto di lavoro. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha recentemente emanato una legge che impone alle Raffinerie di adeguarsi al limite di emissioni entro il 2027, con un primo traguardo nel 2022. Limite che secondo i sindacati, potrebbe decretare la chiusura dell’intera struttura.
Forti sono le preoccupazioni di Stefano Trimboli di Femca Cisl, e il segretario generale Antonino Alibrandi, come potete vedere in questo video.
Per Alibrandi “I lavoratori sono stanchi di subire attacchi dal mondo finanziario e speculativo, è necessario un confronto chiaro con l’Amministrazione regionale per la produttività e l’occupazione nell’area e la qualità dell’aria”. Trimboli ha aggiunto “ Siamo qua per far ricredere la Regione sul Piano. Il problema non è soltanto della Raffineria di Milazzo e del comprensorio del Mela, è regionale: gran parte delle aziende siciliane rischiano di chiudere, quindi teniamo a riaprire un confronto tra istituzioni, lavoratori e aziende”.
Anche Ugl Chimici di Messina è scesa al fianco dei dipendenti Ram nel chiedere che venga rivisto il Piano.
“Comprendiamo la necessità di un mondo più ‘green’ e di una Sicilia più pura, ma non possiamo nemmeno permettere che l’ambiente si salvaguardi con leggi irragionevoli e imperfette che non guardano al futuro dei lavoratori – ha dichiarato il segretario provinciale di Ugl Messina, Tonino Sciotto insieme al responsabile del dipartimento regionale Trasporto aereo, Ninni Petrella, presente alla mobilitazione. – Per tale ragione ieri siamo scesi in piazza al fianco delle altre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil”.
“Gli obiettivi e le scadenze poste dalla Regione Siciliana non sono compatibili, tant’è che al momento sul Piano della qualità dell’aria pende un ricorso al Tar presentato (giustamente) da tutte le raffinerie siciliane, che chiedono appunto l’annullamento della legge perché non riescono ad adeguare gli impianti entro la scadenza fissata”, continua Sciotto.
“E’ per questo motivo che occorre necessariamente rivedere il Piano così da permettere alle raffinerie di organizzare i futuri investimenti per ambientalizzare ulteriormente i propri impianti”, conclude il segretario provinciale di Ugl Messina, vicino ai dipendenti Ram.
I sindacalisti, in un incontro in aula consiliare con il Sindaco Formica e l’amministrazione, dopo la manifestazione, hanno comunicato di aver chiesto al Presidente Musumeci una riunione urgente per affrontare la questione e trovare una soluzione e allo stesso amministratore di Palazzo dell’Aquila hanno chiesto un supporto.
Formica si è detto al fianco dei sindacati e dei lavoratori evidenziando però che, in questo contesto, “il punto chiave è capire se, come sostiene la Raffineria, essa non possa adeguare gli impianti alla scadenza fissata al 2027, con un primo passaggio nel 2022 poiché non esisterebbero tecnologie idonee che consentano di rispettare i limiti. Quindi o si smentisce l’azienda spiegando dati alla mano cosa fare per rispettare le prescrizioni, oppure effettivamente prendere atto che qualche problema dal punto di vista tecnico esiste. Se poi si vuole mantenere l’attuale Piano con i limiti inseriti, immaginando quindi che la Raffineria e le altre industrie presenti in Sicilia non debbano continuare la loro attività, occorre capire quali sono le alternative concrete per i lavoratori che ruotano attorno alla Ram”.
Tuttavia, secondo i movimenti ambientalisti si sarebbe trattato di un flop: Associazione A.D.A.S.C., Coordinamento ambientale Milazzo-valle del Mela, Comitato dei cittadini contro l’inceneritore del Mela e Movimento No inceneritori – valle del Mela hanno sostenuto che “solo 200 persone hanno partecipato alla manifestazione, poco più del 10% dei lavoratori della raffineria.” (secondo altre fonti solo 100).
Per i comitati “E’ evidente che la stragrande maggioranza dei lavoratori ha rispedito al mittente le menzogne sul Piano dell’aria perpetrate dai vertici aziendali, che miravano a mettere i lavoratori contro i loro concittadini e contro il loro stesso diritto alla salute”, dunque propongono ai lavoratori di “aprire subito un tavolo per riprogettare, insieme, il futuro del polo industriale e del territorio”.
“Il Piano dell’Aria – specificano – rappresenta il primo atto concreto capace di dare un po’ di respiro a territori che da decenni pagano gli effetti di un inquinamento sconsiderato.
Lo fa imponendo l’implementazione delle migliori tecnologie capaci di ridurre l’inquinamento, mantenendo occupazione e livelli produttivi”.
“I limiti adottati nel Piano – chiariscono – sono quelli più avanzati individuati in uno specifico documento della Comunità Europea (le “BAT Conclusions”) sulle migliori tecnologie disponibili. E’ quindi ridicolo sostenere che sono “irraggiungibili”, a meno che non si dimostri che la Comunità europea si sia sbagliata.
Il Piano è stato adottato per ottemperare ad una legge nazionale (il DL 155/2010), che a sua volta ha recepito una direttiva europea del 2008.
Già dal 2017 erano noti i limiti del Piano, quando sono stati ‘apprezzati’ con apposita delibera dall’ allora Giunta Crocetta.
In questi tre anni le società petrolifere non hanno mai lamentato una presunta irraggiungibilità dei limiti, neanche nei loro ricorsi al TAR.
Il fatto che lo facciano solo ora fa pensare che vogliano nascondere altre problematiche scaricando la ‘colpa’ sul Piano dell’aria”.