Due fori perfettamente allineati, auto-praticati sul braccio sinistro da un mancino, il tutto senza lasciare impronte sulle siringe, insieme alle parole piuttosto pesanti di Massimo Ciancimino relative all’omertà delle Istituzioni sul tragico e triste destino di Attilio Manca, medico urologo vittima di mafia, anche se non per tutti. Queste sono solo alcune delle strane concause o coincidenze assurde che spingono da anni la famiglia Manca a chiedere giustizia e verità sulla oscura scomparsa del medico di San Donà di Piave, “colpevole” di aver preso parte all’operazione alla prostata di Bernando Provenzano.
10 anni di luce ed ombre, gioie e dolori, per una vicenda sulla quale non si riesce ancora oggi a fare chiarezza. La stessa vicenda sulla quale il tribunale di Viterbo ad Agosto aveva provato a scrivere la parola fine, archiviando la posizione dei 5 indagati siciliani di Barcellona Pozzo di Gotto, presunti affiliati al clan mafioso dei “Barcellonesi”. Una sentenza che aveva gettato nello sconforto i familiari di Attilio, amareggiati per i tanti interrogativi rimasti insoluti, le richieste inascoltate, le circostanze irreali e incerte, un po’ come i verdetti giudiziari succedutisi dalla notte del 12 Febbraio 2004.
Oggi però è un giorno che potrebbe segnare la svolta: un gruppo di 41 senatori, guidati da Maurizio Vincenzo Santangelo del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, nella quale si richiede a gran voce un’ispezione al tribunale di Viterbo per accertare se gli uffici giudiziari abbiano proceduto secondo le leggi, i regolamenti e le istruzioni vigenti. Un documento che racchiude tutte le perplessità, le incongruenze e le lacune denunciate nel tempo da Gianluca ed Angela Manca, rispettivamente fratello e madre di Attilio.
In attesa che il Ministro si esprima, la famiglia Manca, come da anni a questa parte, aspetta e spera per un provvedimento che potrebbe rovesciare le carte in tavola. (ROBERTO FAZIO)