“Continuo a non capire la polemica sulla nomina del nuovo assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana”. Iniziano così le riflessioni dell’ex ministro Gianpiero D’Alia, in un post scritto questa mattina su Facebook.
‹‹La Lega – osserva D’Alia – è un partito della coalizione che ha vinto le ultime elezioni regionali. E le elezioni Europee le hanno conferito il titolo di prima forza di quella coalizione. Non conosco personalmente il nuovo assessore, Alberto Samonà, ma ho letto la sua intervista di oggi su un quotidiano siciliano e mi sembra persona accorta e intelligente, anche dal punto di vista politico. E poi, diciamolo con franchezza, affidarci all’esoterismo può essere una carta vincente. Abbiamo provato di tutto e ci mancava una seduta di giunta regionale che fa ricorso allo spiritismo per evocare il buon governo››.
‹‹A proposito di vincenti – prosegue l’ex ministro – l’unico mi sembra il Presidente della Regione Nello Musumeci. Ha chiuso la vicenda del rimpasto in giunta con buona pace di quanti scalpitavano. Ha domato la Lega costringendola ad entrare al governo per innesto, senza alcuna discussione sul programma e sul futuro della regione, e gli ha imposto l’assessore, con buona pace dei “moderati” della Lega (‘absit iniuria verbis’). Musumeci, inoltre, ha ricomposto la diaspora del Movimento sociale italiano e ha fatto pace con il ‘club di Buttanissima Sicilia’. che tanto aveva fatto per lui. E, cosa non da poco, ha creato le condizioni per la sua riconferma a governatore dell’Isola.
D’Alia, infine, riserva una menzione speciale per il suo amico Pietrangelo Buttafuoco, ‹‹anch’egli vincitore di questa cronaca minore. È, infatti, lui – dice – il padrino politico dell’operazione e, a quanto sembra, il dominus del neo assessore. Il buon Pietrangelo dovrà quindi misurarsi con la fatica politica del governo e penso che ciò sia positivo. Quanto all’opposizione mi sembra poco evocare fascismo e massoneria. E non perché siano aspetti secondari, tutt’altro. Ma alla gente che non condivide il nuovo scenario del centrodestra, che vedrà solo due leader indiscussi e dominanti (Salvini e Meloni), riproporre il vecchio schema della demonizzazione dell’avversario è ridicolo, puerile e perdente. Se si vogliono cambiare le cose – conclude Gianpiero D’Alia – non si contrappone alla retorica pelosa del qualunquismo di destra altrettanta retorica pelosa e inconcludente. Se non si vogliono cambiare, allora va bene così, però temo sia poco anche per sopravvivere››.