di Palmira Mancuso – Non commenteremo l’ultimo teatrino. Questa foto dell’ennesima regalia pagata col social marketing più insulso sulla pelle dei meno strutturati a riconoscerlo, la pubblichiamo a futura memoria per ricordarci di quanto sia caduta nel ridicolo la città di Messina. Il nostro Centro Operativo Comunale doveva essere il luogo preposto per organizzare e raccogliere informazioni da dare alla cittadinanza, un posto dove mettere in atto le strategie per contenere l’emergenza e che doveva permettere ai rappresentanti di ogni ‘funzione operativa’ (Sanità, Volontariato, Telecomunicazioni, …) di interagire direttamente tra loro ai diversi ‘tavoli decisionali’ e nelle sale operative dei vari livelli. E’ invece diventato uno studio televisivo della peggiore qualità che una emittente locale può esprimere, con tanto di quiz con mascherine in regalo, sponsor di basso ordine, urla e gag. Con il grosso problema che il “bravo presentatore” è il sindaco, la valletta è l’assessore di turno, il pubblico è una città inerme che davanti allo schermo vede fioccare milioni di euro solo annunciati, mentre si continuano a chiedere soldi ai cittadini con raccolte prive di ogni criterio di trasparenza.
Non ultima quella sulla orrenda campagna “Io resto in Baracca” su cui giustamente il Cub fa notare: “che senso ha una raccolta specifica quando i soldi sono già nelle casse del Comune? Sembra quasi essere una campagna discriminatoria, come se gli abitanti delle zone baraccate non possano accedere, come tutti i messinesi, ai fondi destinati per tutta la città da fonti istituzionali e debbano invece sperare nella benevolenza dei cittadini italiani, mancando la quale non avranno mascherine, igienizzante, tablet per la didattica a distanza”.
Ma come se non bastasse Cateno De Luca, in un continuo bipolarismo che ha caratterizzato il suo “decisionismo” politico, continua a fare propaganda non fermandosi neppure dinanzi al dolore personale di molti messinesi, dichiarando che non rispetterà la misura del governatore Musumeci sull’accesso ai cimiteri e tornando a citare (a convenienza) l’ultimo poco prima criticato DPCM Conte.
Ora, se il suo giochino comunicativo è ormai appalesato, resta il vero problema che a pagare gli effetti di questo scontro politico in chiave regionale, saranno i cittadini che solo a Messina (in provincia sono diversi i sindaci che hanno riaperto i cimiteri con le dovute limitazioni) non potranno andare a trovare i propri cari defunti. A sciogliere i dubbi del sindaco anche il consigliere Massimo Rizzo (che alla luce di un inutile approccio collaborativo nella prima fase dell’emergenza) oggi ribadisce: “La recente ordinanza del Presidente della Regione, all’art. 7, consente ai Sindaci di disporre, con apposita ordinanza, l’apertura dei cimiteri garantendo le misure necessarie ad evitare assembramenti. Detta ordinanza avra’ effetto dal 4 maggio. Peraltro tale provvedimento è in linea con quelli del Governo: basterebbe leggere le faq al seguente link…
http://www.governo.it/it/faq-fasedue Ciò premesso, ritenuto e considerato, il Sindaco, se ritiene, potrà emettere apposita ordinanza disponendo le misure idonee e consentendo ai messinesi di andare a trovare i loro cari defunti”. Persino il fidato consigliere Libero Gioveni, che per esprimere al massimo la sua devozione ha lasciato il gruppo consiliare, ha dichiarato essere una “esagerazione” l’applicazione della banca dati per l’accesso al Grancamposanto.
La città è stanca e merita risposte: a partire da quanti fondi regionali e statali sono stati impiegati nella family card a cui non tutti sono riusciti a fare richiesta, compresi i disabili o i nuclei di una sola persona con reddito minimo. Un pò come le uova di Pasqua, che nella calca sono state afferrate dai più bravi a sgomitare e qualche famiglia è rimasta senza. Questo è il metodo usato in una gestione poco chiara, dove chi “ha conoscenze” accede a sostegni che sono invece un diritto.
Ci piacerebbe scrivere perculanti analisi sull’astinenza sessuale da lui invocata. Ma abbiamo troppo rispetto per l’intelligenza di chi ci legge. Quello che non ha Cateno De Luca nemmeno per l’istituzione che pretende rappresentare. Una istituzione che ricordiamo ha violato le più elementari norme di trasparenza e partecipazione democratica, compreso l’accesso ai giornalisti alle informazioni necessarie a svolgere il proprio lavoro (parlo di giornalisti signor sindaco, non di quelli che le accendo il microfono ingaggiandola come showman a basso costo).