La sesta sezione della Cassazione si è pronunciata nella tarda serata di ieri sull’inchiesta “Corsi d’oro 1”, la prima indagine sulla formazione professionale regionale con cui nel 2013 l’allora procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita, oggi membro del Csm, e il pool di magistrati peloritani che aveva creato, cominciarono a smantellare con la Guardia di Finanza e la Polizia un sistema perpetuato da anni tra spese “gonfiate” e rendiconti “fantasma”.
La Cassazione ha confermato l’associazione a delinquere per gli imputati, dichiarato prescritte le accuse di truffa e ha rigettato il ricorso della Procura di Messina sul peculato. Le accuse contestate a vario titolo erano di associazione finalizzata al peculato ed alla truffa, reati finanziari e falsi in bilancio connessi alla gestione degli enti di formazione professionale, peculato, truffa e tentativo di truffa.
In questo primo troncone erano 11 gli imputati, tra cui Chiara Schirò, moglie dell’ex parlamentare di Fi Francantonio Genovese, e Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca. Ridotta la pena a due anni e sei mesi per Elio Sauta, presidente dell’Aram, cassata senza rinvio la condanna di Daniela D’Urso, mentre resta in piedi l’associazione a delinquere per Chiara Schirò, moglie di Genovese, la cui pena dovrà essere rideterminata dalla Corte di Reggio Calabria.