di Fra Giuseppe Maggiore – Forse la data non è delle più felici ma come ogni anno a partire dal 1 gennaio1968, da quando Paolo VI istituì la “giornata della Pace”, la Comunità di Sant’Egidio invita a cominciare il nuovo anno per strada, insieme a chi lavora per un mondo più giusto e umano: in ogni angolo della terra ci si riunisce per pregare per la pace nel mondo. Anche a Messina, in occasione della 53a Giornata Mondiale della Pace, esprimendo il proprio sostegno al messaggio di Papa Francesco “La Pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”, la Comunità di Sant’Egidio insieme ai Frati Minori, all’Ofs della Fraternità di Santa Maria degli Angeli, alla Comunità Musulmana, gli Scout del gruppo Mascia e altre associazioni e movimenti, hanno cominciato il nuovo anno per la strada, manifestando e pregando per la pace.
La manifestazione è partita da Piazza Cairoli dove si sono riunite 250 persone circa. Dopo il saluto di Mons. Cesare Di Pietro, del Presidente del Centro Islamico di Messina Mohamed Refaat, del responsabile della Sant’Egidio Andrea Nucita e di Fra Giuseppe Maggiore delegato dei Frati Minori per le realtà ultime locali, il corteo si è messo in marcia per raggiungere la Parrocchia di San Nicolò sul viale San Martino e li terminare con la Preghiera per la Pace. Presente alla manifestazione anche Tiziana Frigione, delegata del settore Giustizia e Pace per l’Ordine Francescano Secolare e responsabile del servizio che vede i francescani impegnati con i poveri presso la stazione ferroviaria.
Tra la folla spiccavano i cartelli tenuti anche da diversi bambini, che ricordavano i paesi dove ancora in guerra, infatti sono troppe i conflitti armati in corso e il terrorismo che ha colpito la Somalia, il nord del Mozambico e vari Paesi del Sahel, come la Nigeria, il Burkina Faso, il Mali e il Niger, di cui si parla troppo poco. A soffrire più di tutti questa tremenda situazione sono i poveri che hanno diritto alla pace attraverso “il dialogo e la riconciliazione”. Durante la manifestazione si è fatto riferimento a tutte le terre ferite dallo sfruttamento della natura che attendono una “conversione ecologica” tema ripreso da Mons. Cesare Di Pietro nella riflessione offerta ai partecipanti durante il momento di Preghiera animata dalla Comunità di Sant’Egidio. Il Vescovo, ha messo in evidenza le realtà povere presenti in città e il proposito di rendersi vicino come Pastore e come Chiesa a quei fratelli e sorelle che vivono in uno stato di povertà assoluto nei quartieri della nostra città. È stato ricordato che la Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti ed universali valori della vita; la verità, la giustizia, la libertà, l’amore.
È stato ricordato più volte San Francesco d’Assisi, uomo di dialogo e strumento di pace, ed è proprio il Poverello di Assisi che ci insegna che, incontrando Cristo, l’uomo trova la pace e solo chi ha la pace nel cuore, può essere strumento di pace. La pace di Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12).
È il fare Fraternità che allontana la guerra è l’essere presente nelle periferie che si comprende che la pace non è semplicemente assenza di guerra, ma è far valere la giustizia dando speranza ai piccoli, ai deboli, ai sofferenti nei quali ognuno di noi può contemplare il mistero dell’incarnazione del Verbo, fino ad identificarsi, perché in ogni povero della terra è presente Dio. Con Francesco di Assisi impariamo ad essere pellegrini e forestieri di questo mondo, a vivere il il Vangelo spogliando noi stessi ed imitando Cristo evitando così l’essere persone “religiose” per iniziare ad essere uomini e donne di fede che amano senza se e senza ma per costruire la vera civiltà dell’amore.
“La guerra, lo sappiamo,- scrive Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata della Pace 2020- comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo”.
Se non si è convinti che il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni, così come ci ricorda ancora il Papa, la pace sarà un’utopia. “Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente», un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto. Nell’ascolto reciproco possono crescere anche la conoscenza e la stima dell’altro, fino al punto di riconoscere nel nemico il volto di un fratello.” (Papa Francesco)
L’impegno preso dopo il momento di Preghiera con le firme che tutti i presenti hanno posto su un documento da inviare a Papa Francesco è quello di essere strumenti di pace partendo proprio dalle periferie esistenziali con l’accoglienza dell’altro, ascoltando, conoscendo e camminando con ogni umana creatura… utopia? Dipende da noi.