“Riduzione del numero dei parlamentari e Democrazia”, il prof Saitta “riforma da correggere”

Si è svolto in data 15 ottobre 2019, alle ore 20:00, presso i locali del Royal Palace Hotel di Messina, un incontro su “Riduzione del numero dei parlamentari e Democrazia”, organizzato dal Rotary Club Messina e che ha visto come relatore il Prof. Avv. Antonio Saitta, ordinario di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Messina e docente di Diritto costituzionale e Diritto pubblico comparato.

Dopo i saluti del Vice Presidente del Rotary Chiara Basile, il Prof. Saitta ha esordito mostrando alcuni momenti della cerimonia di inaugurazione del Parlamento (State Opening of Parliament) del Regno Unito, svoltasi proprio il giorno precedente, nei quali al messo della Corona viene simbolicamente chiusa in faccia la porta della Camera dei Comuni come segno dell’indipendenza della camera elettiva dal sovrano.

Dopo aver tratto spunto dal Paese culla della democrazia parlamentare, Saitta ha introdotto la sua relazione illustrando l’importanza ed il ruolo del Parlamento nel nostro sistema democratico. Ha difatti ricordato come spettino all’Assemblea elettiva numerose ed importantissime funzioni. Tra le tante menzionate si ricordano: l’approvazione delle leggi, anche di quelle di modifica della Costituzione, il controllo politico sull’operato del Governo, la dichiarazione dello stato di guerra e l’autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali; quando riunito in seduta comune, l’elezione degli organi di garanzia (Presidente della Repubblica, un terzo dei membri della Corte costituzionale e del C.S.M.).

Saitta ha inoltre sottolineato come nel Parlamento, luogo privilegiato del dibattito politico nazionale, si abbia una rappresentanza politica e territoriale.

È proprio considerando quest’ultimo elemento che si coglie l’importanza del numero dei parlamentari, anche in relazione al numero di elettori. «Il Parlamento – è stato detto – per svolgere le sue importantissime funzioni, deve avere una legittimazione. Più parlamentari sono previsti più largo sarà il rapporto tra rappresentanti e rappresentati».

Dopo un excursus storico iniziato con il dibattito in Assemblea costituente e conclusosi con i tentativi di riforma costituzionale degli ultimi decenni, sono stati illustrati i contenuti della proposta riforma, approvata in seconda lettura dalla Camera dei deputati, non ancora efficace ma pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale a titolo di pubblicità-notizia affinché sia possibile richiedere la celebrazione del referendum confermativo previsto dall’articolo 138 della Costituzione.

Il punto cardine della riforma, che nell’intenzione dei proponenti dovrebbe diminuire i costi della politica e dare maggiore efficienza al Parlamento, risiede nella riduzione del numero dei parlamentari da un numero di 630 a 400 (alla Camera dei deputati) e da 315 a 200 (al Senato della Repubblica), per un totale di 600 parlamentari (senza contare i senatori a vita – sui quali pure incide la riforma – e i senatori di diritto e a vita, ossia i Presidenti della Repubblica cessati dalla carica).

La proposta di modifica della Carta comporta un mutamento del rapporto numerico tra cittadini e parlamentari che, in un’analisi comparata, risulta inferiore rispetto ad alcuni Paesi dell’Unione Europea. Difatti, in relazione alle c.d. “camere basse”, in Francia, ad esempio, è previsto un parlamentare ogni 116.000 elettori; in Spagna uno ogni 133.000; in Inghilterra uno ogni 101.000. In Italia con la riforma si passerebbe da un rappresentante ogni 96.000 elettori ad uno ogni 151.000.

Il relatore ha evidenziato, inoltre, alcuni punti critici della riforma, tra i quali: l’esiguo risparmio che si otterrebbe (0.007 % della spesa pubblica); la complessiva diminuzione di tutti i rappresentanti; il conseguente rischio ridurre la rappresentanza politica, soprattutto in Senato (eletto su base regionale e dove si corre il rischio che vengano eletti soltanto gli appartenenti ai primi tre partiti) e nelle periferie; l’ulteriore rischio che un unico partito riesca ad eleggere gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica, cinque giudici costituzionali, ecc…).

In conclusione, sono stati prospettati alcuni necessari correttivi alla riforma, quali: la modifica del sistema elettorale; l’uniformazione dei requisiti di elettorato attivo e passivo alla Camera e al Senato; la modifica del sistema di elezione del Presidente della Repubblica, solo nel senso di attribuire un minor peso ai delegati regionali, il cui numero è rimasto intatto a seguito della riforma; la modifica dei regolamenti parlamentari.

Alla relazione sono seguiti gli interventi e le domande del Sen. Enzo Palumbo, del dott. Geri Villaroel e del dr. Arcangelo Cordopatri.

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