MESSINA SI STRINGE NELLA FIACCOLATA SILENZIOSA IN MEMORIA DI PAOLO BORSELLINO

Un lungo, silenzioso corteo quello che ieri sera si è fatto strada per la via Garibaldi, fino alla rotonda intitolata a “Vittime e martiri della mafia” di viale Giostra. Tante persone, piccoli, giovani e grandi, si sono dati appuntamento a Piazza Castronovo, qualcuno indossando la maglietta con scritto “La paura è normale che ci sia. L’importante è che sia sempre accompagnata dal coraggio“. Parole pronunciate dal giudice Paolo Borsellino, poche parole ma che racchiudono, probabilmente, il senso più intrinseco della vita del magistrato. E ieri sera, in silenzio e con le fiaccole in mano, il corteo ha voluto rendere omaggio non solo a Borsellino, ma anche agli agenti della scorta, morti insieme a lui, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

La celebrazione, organizzata dal Comitato XIX Luglio, ha seguito quella svoltasi in mattinata, quando in Piazza Pugliatti, alla presenza del sindaco, Renato Accorinti, è stata depositata una corona di fiori ai piedi dell’albero Borsellino, l’ulivo piantato simbolicamente, nel 2007, dai ragazzi dell’associazione universitaria Atreju. Due piccole ma importanti iniziative, alle quali hanno voluto aderire numerosissime associazioni , tra cui Movimento Vento dello Stretto, Associazione Atreju, Comitato Addio Pizzo, Rotaract Stretto Messina, Comunità Sant’Egidio e tanti altri.

Quando il corteo è giunto alla rotatoria di viale Giostra, dove ad attenderlo c’erano i piccoli dell’oratorio salesiano Giostra, sono state lette alcune delle frasi più celebri del giudice, estratte dal libro “Paolo Borsellino. Silenzio e Voci“, realizzato dall’Associazione Nazionale Magistrati, sezione di Palermo. Solo le fiaccole accese, in cerchio, intorno alla rotonda, un grande striscione con scritto “Paolo vive” e accanto una foto del magistrato. Nel silenzio riecheggiavano al megafono frasi come «Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene», « Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare» e ancora «Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola», «Se muoio adesso, il mio compito l’ho svolto. Ho dato alla luce e fatto crescere tre figli come voi, l’educazione e gli insegnamenti che potevo darvi li ho trasmessi. Ho la fortuna di non essere una persona sconosciuta, se pronunci il mio nome la gente sa chi sono, cosa ho fatto. Ho svolto il mio lavoro onestamente, ho saputo dare tanto amore alla mia famiglia, sono contento perché credo di essere stato un buon figlio, un buon marito, un buon padre». Un lungo applauso e il corteo è stato sciolto, ancora una volta, silenziosamente, con l’invito a portare con sé le fiaccole come ricordo di quel momento, come ricordo di chi credeva fortemente nella “lotta alla mafia come movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà“. (DEBORA RUNCI)

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