La sua storia è quella comune a tanti giovani ragazzi del Sud, che lasciano la propria terra in cerca di migliore fortuna altrove, un “altrove” che spesso coincide con “Nord”. Infatti, Gaetano Napoli, 38 anni, sposato e padre di due ragazze adolescenti, è originario della Calabria, Trebisacce, in provincia di Cosenza – per l’esattezza – ma vive a Torino, dove lavora nel settore metalmeccanico. Direttamente da Torino, il prossimo 14 luglio sbarcherà in Sicilia per compiere la sua traversata dello Stretto a nuoto, che da sempre è il suo hobby ma che da un anno circa si è trasformato in una grande missione. La missione, infatti, è quella di riuscire a salvare l’ospedale del suo paese, l’ospedale Guido Chidichimo, che è stato chiuso e per il quale, adesso, i 10mila abitanti di Trebisacce lottano affinché venga riaperto.
Ennesimo caso di tagli alla Sanità, ai quali siamo purtroppo sempre più abituati. E allora cosa resta da fare?tentare di catturare, come si può, l’attenzione, per non restare chiusi nel silenzio lasciando che tutto vada sempre più allo scatafascio. Si ma perché Napoli ha deciso di affrontare questa esperienza? «Perché quando hai ricevuto un regalo dalla vita e dai medici che te l’hanno salvata, devi dedicare la tua agli altri», sono le parole di Gaetano. Lui che è stato colpito da una meningite fulminante a cui si è aggiunta un’encefalite, che è rimasto in coma farmacologico per dieci giorni e, successivamente, paralizzato per sei mesi. «È grazie alla bravura dei dottori di Torino, dell’ospedale San Giovanni Bosco, se sono tornato in piedi». Sa bene quindi cosa vuol dire vedere la propria vita appesa a un filo, essere salvati quasi per miracolo e tornare ad essere autonomi quando sembrava che non ci fossero più speranze, ma soprattutto sa cosa vuol dire «stare male e avere un ospedale per curarsi», per rialzarsi ed essere più forti di prima. E così la sua forza ha deciso di metterla adesso a disposizione del suo paese, dei suoi compaesani, si è allenato per un anno alla piscina Sempione di Torino per essere pronto, tra pochi giorni, ad affrontare la lunga traversata dello Stretto di Messina, da Torre Faro a Canitello di Villa San Giovanni.
La chiusura dell’ospedale di Trebisacce è assurda, soprattutto quando – precisa – «si è costretti a percorrere 40 o 50 chilometri alla volta di Corigliano Calabro o Rossano, gli unici ospedali ancora in funzione, per accedere alle cure. Siamo stanchi di piangere morti». A sposare la causa di Gaetano i sindaci del territorio, guidati dal vicesindaco di Trebisacce, Andrea Petta, che hanno persino organizzato una petizione depositata al Parlamento Europeo lo scorso 12 giugno a Bruxelles. Prima di Napoli, si erano lanciati nella sua stessa impresa di attraversamento dello Stretto Beppe Grillo nel corso della scorsa campagna elettorale e prima di lui, nel 2010, un ragazzo disabile, atleta paralimpico che, nonostante la fragilità delle sue ossa e la perdita della vista – causate dalla malattia – è riuscito a realizzare il suo desiderio. Adesso il desiderio di Gaetano è quello di riuscire a «sensibilizzare le istituzioni, affinché ripristinino l’ospedale, che ci hanno tolto ingiustamente, ma di cui avevamo bisogno per garantire la nostra salute. Chiediamo che venga rimesso in funzione almeno il pronto soccorso». «Paura non ne ho neanche un po’», ammette, «Penso di metterci un’ora e venti minuti, sempre se l’emozione e le correnti non mi giocheranno brutti scherzi. Quando conosci la malattia e la sofferenza profonda, ma hai delle figlie, degli affetti e vuoi solo riabbracciarli ancora, non hai più bisogno di dimostrare niente a nessuno. Non sei un campione», conclude, «vuoi solo donarti agli altri, con amore e generosità, come qualcuno ha fatto con te». (DEBORA RUNCI) (Intervista tratta da http://www.lastampa.it/2013/07/10/cronaca/a-nuoto-attraverso-lo-stretto-di-messina-per-salvare-l-ospedale-appena-chiuso-BkgvWDVwNevSTnf6Q3FawL/pagina.html)