Bocciato il “baratto amministrativo”, nasce la “rete del Partenariato Sociale”

Lo scorso mese di maggio il Consiglio Comunale ha respinto una proposta di regolamento avanzata dalla Giunta sulla materia del cosiddetto “baratto amministrativo” (dizione impropria: la più corretta è “contratti di partenariato sociale”), considerando che la soglia di reddito proposta dall’amministrazione era troppo bassa (ISEE a 2.000 euro), restringendo in modo eccessivo la platea dei beneficiari. Nessuno si era accorto in realtà che la proposta era fuori dalla legge italiana. Il regolamento di De Luca si basa infatti su una norma (art. 24 del DL 133/2014) abrogata ormai da due anni, (art. 129, comma 1, lett. m del DLgsl n. 56/2017). La norma che regola la materia è in realtà l’art. 190 del DLglsl 50/2016, ma questo dispositivo nella delibera non è nemmeno citato.
Il regolamento approvato dalla Giunta, inoltre, è incoerente con la legge. Non è infatti vero che il partenariato sociale nasca per trasformare in lavoro le tasse comunali per i cittadini meno abbienti. Lo scopo della legge è il “recupero della partecipazione sociale dei cittadini alla [vita della] comunità”. È un incentivo alla partecipazione, non uno strumento di riduzione delle tasse e trasformazione delle stesse in “lavori forzati”. Le modalità di accesso allo sgravio fiscale previste dal regolamento non rispondono alla legge; era infatti previsto che, dietro presentazione di “istanze di riduzione”, i beneficiari fossero inseriti dal Comune in lavori di utilità sociale (LUS); la legge, invece, stabilisce che i cittadini (singoli o associati) presentino “progetti” in base a cui sottoscrivere “contratti di partenariato sociale”: la procedura prevista dal regolamento è estranea e inversa alle previsioni di legge.
La sciatteria non finisce qui. Nella discussione in Consiglio l’Amministrazione si contraddice: dichiara illegittima la proposta del M5S di estendere il beneficio a tutte le entrate tributarie ed extratributarie del Comune, col motivo (scritto e sottoscritto dai dirigenti e dal Collegio dei Revisori) che il baratto si applica a …tutte le entrate tributarie ed extratributarie del Comune! Sorprendente è l’inesistenza valutativa degli Organi di garanzia (Segretario, Collegio dei Revisori) i quali, oltre a ignorare l’inesistenza del presupposto giuridico invocato, nemmeno si curano dell’abbondante giurisprudenza contabile che ha fissato vari paletti per questo istituto, affermando che lo stesso non può aprire “buchi” nella finanza locale. Ciò significa che le prestazioni oggetto di “contratto di partenariato sociale” devono essere “sostitutive” di attività già previste dal Comune e finanziate nel bilancio e devono dar luogo a corrispondenti riduzioni di spesa. In altre parole, se il Comune incassa 100 euro in meno per effetto delle riduzioni, deve anche spendere 100 euro in meno in virtù del progetto, che deve sostituire attività privata a spesa pubblica già prevista in bilancio. Se non ci fosse la “corrispondente” riduzione di spesa il Comune continuerebbe a spendere (ad esempio) 1.000, incassando 100 in meno e provocando un buco nel bilancio. Ma di tutto questo il regolamento non reca traccia, nel silenzio di segretario generale, dirigenti e revisori dei conti.
C’è poi il problema della TARI: l’Amministrazione ha eliminato il fondo precedentemente previsto per sgravi ai meno abbienti, cosicchè l’eventuale riduzione di gettito non ha copertura finanziaria. Inoltre per legge la TARI deve coprire il 100% del costo. Vuol dire che le riduzioni ottenute col “partenariato sociale” dovranno essere pagate con aumenti ulteriori del tributo a carico degli altri contribuenti, a meno che i progetti non determinino riduzioni nel costo del servizio tali da non intaccare la struttura tariffaria.
Insomma: un pasticcio amministrativo e giuridico su un istituto molto importante per i riflessi sociali che ha.
La rete di cittadini, associazioni, parti sociali costituitasi lo scorso giugno invita l’Amministrazione e il Consiglio a ritornare sul tema, producendo un regolamento rispondente alla legge e utile alla città e ai cittadini, correttamente valutando la precedente sperimentazione realizzata a Messina nel 2017 per la piazza Cairoli.
Nel regolamento occorrerà: valorizzare la progettualità dei cittadini; sostenerla (magari con un ruolo attivo della Consulta del terzo settore e delle Circoscrizioni); garantire la compatibilità di bilancio; prevedere in bilancio il finanziamento di interventi proposti da cittadini e associazioni che possano essere oggetto di sgravio tributario per importi corrispondenti; ipotizzare (in caso di necessità) forme di selezione dei progetti che privilegino i cittadini meno abbienti; favorire la sistematicità e la continuità dei progetti; potenziare la ricaduta ambientale degli stessi; promuovere in maniera adeguata questo istituto per farne una reale risorsa di partecipazione attiva dei cittadini alla vita collettiva di Messina.

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